TRIESTE - Il padiglione della Corea del Sud, il cui tetto è una distesa di sedum in omaggio alla vegetazione dell’Europa del sud, e quello del Turkmenistan, su cui svetta un giardino con vialetti pedonali tra rose e ciliegi: hanno in comune la scelta del verde pensile firmato dalla triestina Harpo, leader nel settore, che ha realizzato coperture green utilizzando sistemi di drenaggio intelligenti e terricci particolari, ricchi di minerali il cui impiego combinato consente di ridurre al minimo la manutenzione.
Padiglioni “belli e sostenibili” anche per il Kazakistan, coperto da una vegetazione che richiamano la steppa caucasica; il Belgio, che ha scelto una copertura a prato verde; il Qatar, che può contare su un enorme giardino pensile a prato popolato di festuca, pianta erbacea molto diffusa in tutta Europa, mixata a piante odorose, essenze e fioriere colorate: e l’Oman che riproduce, al vertice di architetture tipiche del sultanato, prato verde con piante profumate.
Harpo è stata fondata nel 1897, quando la famiglia di imprenditori triestini Stock ha iniziato a produrre ed esportare in tutto il mondo i cementi Portland. Nel corso dei decenni l’impresa familiare ha colto opportunità di crescita e sviluppo: dopo aver completato nel 1963 la gamma di prodotti per l’edilizia ha acquisito specializzazioni mirate a offrire prodotti e soluzioni tecniche per tutti i problemi che riguardano l’ingegneria civile e ambientale, la decorazione e protezione murale, il restauro e il risanamento strutturale, l’impermeabilizzazione, le coperture a giardino pensile e altre soluzioni innovative.
L’azienda ha oggi tre divisioni; quella dedicata al verde pensile offre sistemi e tecnologie per le coperture a verde e giardini pensili, per esigenze che vanno dai capannoni industriali ai centri commerciali e uffici, dal settore turistico alberghiero all’edilizia residenziale e garage interrati, ma anche ospedali e centri di cura, scuole e spazi ricreativi. Dal 2011 si è potenziata, includendo anche prodotti e sistemi di impermeabilizzazione per l’edilizia civile e industriale.
Una realtà da 14 milioni di fatturato (1 milione di export) e 50 dipendenti, che ad Expo afferma la tendenza “roof garden”, ampiamente diffusa nel Nord Europa e ora anche in Italia. E se sui padiglioni svettano alberi e crescono fiori e guardini - tetto green hanno anche Mac Donald’s, New Holland e il centralissimo Open Theatre - l’effetto si estende all’interno: «L’Esposizione universale – spiega Maurizio Crasso, direttore della divisione verdepensile di Harpo - ha saputo valorizzare il contributo che le coperture verdi possono dare alle nostre città anche in un’ottica di tutela della biodiversità, essendo veri e propri micro-habitat».
I progetti visti a Expo confermano «il successo crescente delle coperture verdi – spiega Maria Elena La Rosa, responsabile ufficio tecnico Harpo -. Oltre a incrementare il valore dell’immobile, sono una soluzione per risparmiare energia, fanno bene all’ambiente e hanno costi contenuti se pensiamo che un metro quadro di giardino verde con piccole piante può costare tra i 100 e i 120 euro circa».
I vantaggi per l’ambiente includono il miglioramento del microclima e la prevenzione degli allagamenti, grazie alla ritenzione idrica che può toccare picchi del 70-90%. E all’interno degli edifici, la temperatura si mantiene gradevole in ogni stagione.
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