MILANO
Il commissario di Expo Giuseppe Sala potrebbe rimanere a Milano a gestire il dopo-Expo. Se non in veste di vero e proprio commissario (la cui fattibilità è ancora da verificare) almeno di manager con poteri molto forti. Questa sarebbe l’idea che sta maturando all’interno di Palazzo Marino e che, probabilmente, potrebbe essere condivisa con il ministero dell’Economia e delle finanze.
Il Mef dovrebbe decidere di entrare nell’azionariato di Arexpo, proprietaria dei terreni, entro fine mese, o finanziare la società in qualche forma. Dunque Sala sarebbe a quel punto l’incaricato principale del governo, oltre che del Comune di Milano, già azionista di Arexpo con quota paritetica a quella della Regione Lombardia (34,6%).
Sarebbe invece quest’ultima a non vedere di buon occhio la permanenza di Sala: non è un mistero che il governatore lombardo Roberto Maroni intenda alzare la voce dentro Arexpo prendendo decisioni con maggiori autonomia. Tant’è: per il momento ha le stesse quote azionarie del Comune, il quale però, in base allo Statuto, ha il potere di indicare la destinazione d’uso delle aree. In più, se il governo entrasse, sarebbe facile ipotizzare un asse Milano-Mef, che, stringendosi intorno a Sala, indebolirebbe il Pirellone.
Ieri il premier Matteo Renzi ha suggerito il nome del commissario Sala come possibile candidato alle amministrative di Milano o come, più in generale, risorsa utile per il paese. Il primo ministro, in un’intervista radiofonica, ha detto che la decisione spetta «a lui e al Pd di Milano, e per ora Sala deve lavorare sull’Expo. Comunque darà una mano al paese qualunque maglia deciderà di mettersi». Gli ambienti vicini a Palazzo Marino dicono di leggere in modo significativo soprattutto quest’ultima frase.
In questo momento il commissario Sala è impegnato ad assicurare l’andamento di Expo fino al 31 ottobre 2015. Tecnicamente la società Expo spa rimarrà in vita fino al 30 giugno 2016, quando le aree andranno riconsegnate, ripulite e smantellate, ad Arexpo, a cui in questo momento viene pagato un piccolo “affitto” per l’utilizzo dei terreni. Sala, tuttavia, ha già dichiarato che assicurerà l’avvio della fase di smantellamento per un paio di mesi, ma non rimarrà fino a giugno 2016. Il progetto relativo ad Arexpo però andrebbe molto oltre, durerebbe ancora molti anni e vedrebbe fortemente impegnata la prossima amministrazione comunale.
La questione è tutt’altro che semplice: i terreni sono stati acquisiti da Arexpo per 160 milioni e il debito contratto con le banche deve essere ripagato. In più le aree oggi avrebbero un valore di circa 300 milioni visto che sono state oggetto di infrastrutturazione, e pertanto, secondo la Corte dei conti, non possono essere vendute ad un prezzo inferiore. Tuttavia un bando con questa cifra è già andato deserto. Adesso un advisor sta lavorando ad un progetto che raccolga più soggetti interessati a creare una sorta di cittadella dell’amministrazione e dell’innovazione, con l’università Statale, Assolombarda, il Demanio, la Consob e altri soggetti uniti. Di risorse finanziare ancora non si parla in modo chiaro, ma si spera nell’intervento di Cassa depositi e prestiti con almeno 200 milioni.
Intanto, anche sul fronte dell’Expo, si comincia a parlare di bilanci. Sala garantisce il sostanziale pareggio rispetto all’investimento pubblico di 1,25 miliardi per la realizzazione del sito espositivo di Rho. Ma per ora le voci delle entrate non sono chiare: almeno un terzo dovrebbe essere assicurato dagli ingressi, un terzo dai ricavi dei ristoranti e un terzo dalla vendita di gadget. Gli ingressi tuttavia sono ancora tutti da vedere: per ora siamo ufficialmente a 12 milioni. Poi si vedrà.
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