Ore di coda, senza un lamento, senza proteste. Anche ieri, come accade dall’inaugurazione, Palazzo Italia è stato tra le mete più gettonate di Expo, punto di visita obbligato per visitatori italiani e stranieri. Un progetto innovativo anzitutto nella sua dimensione strutturale, con una foresta pietrificata che riprende i temi dell’Esposizione Universale proponendo il bianco assoluto come tema cromatico dominante. Una facciata in apparenza omogenea, realizzata però con 750 pannelli “unici”, ciascuno dei quali di fatto una sorta di scultura tridimensionale. Facciata che oggi rappresenta un biglietto da visita invidiabile per Italcementi, che può contare su una vetrina mondiale per il suo prodotto più innovativo: il cemento biodinamico. «La sfida era complessa – osserva il consigliere delegato di Italcementi Carlo Pesenti –, ma siamo orgogliosi di aver saputo cogliere questa opportunità». Per arrivare al nuovo prodotto sono infatti servite oltre 12mila ore di ricerca all’interno dei laboratori di Italcementi, sforzi ora tradotti in cinque brevetti internazionali.
Le novità sono molteplici, a partire dall’elevata fluidità del materiale, caratteristica chiave per poter distribuire il prodotto in modo omogeneo all’interno delle 750 casseforme che hanno dato origine ad altrettanti pannelli. L’aspetto “bio” del prodotto è legato da un lato all’utilizzo per l’80% di aggregati riciclati (in parte provenienti dagli sfridi di lavorazione del marmo di Carrara), dall’altro alla capacità di trasformare in sali attraverso un processo di fotocatalisi alcuni agenti inquinanti presenti nell’aria. Per i 9.000 metri quadri di superficie esterna di palazzo Italia sono servite più di 2.000 tonnellate di cemento biodinamico, distribuite su pannelli lunghi in media oltre quattro metri.
«Per il gruppo – spiega Pesenti – l’innovazione di processo è sempre stata importante, ma da alcuni anni abbiamo cercato di innovare anche nei prodotti e crediamo che entro il 2020 dai materiali innovativi possa derivare il 10% del fatturato». Quota che già oggi arriva al 6,6%, grazie a investimenti in ricerca che mediamente assorbono una quindicina di milioni di euro all’anno. Cambierà qualcosa con l’arrivo dei tedeschi di Heidelberg, a cui Italmobiliare ha ceduto il 45% di Italcementi? Per Pesenti la spinta innovativa resterà: «Questo hanno comprato i tedeschi – spiega – la grande opportunità è trarre vantaggio da questo potenziale. Con questa operazione non siamo in 22 Paesi, ma in 40 Paesi, quindi c’è tutta un’economia di scala e di scopo».
Il cemento biodinamico, che verrà proposto a un prezzo di listino di 1.100 euro la tonnellata, inizialmente verrà prodotto in Italia, ma non si esclude la possibilità di cedere la licenza produttiva per altri paesi, in cambio di royalties. Allo studio vi è anche la possibilità di realizzare lastre piane sottili di grandi dimensioni, allargando così il campo di utilizzo del prodotto, che ora, dopo il “battesimo” di Expo, è formalmente sul mercato. «Uno non si aspetta che sia cemento – osserva nel comunicato stampa di Italcementi Diana Bracco, presidente di Expo e Commissario Generale di Padiglione Italia –, ma è così, ed è frutto della ricerca italiana, utilizzato da architetti italiani. Un fare squadra che sta vincendo la sfida di Expo».
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