Economia

Medio Oriente salvagente della gioielleria italiana

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Orificeria

Medio Oriente salvagente della gioielleria italiana

Non si può più prescindere dal Medio Oriente. “Il 60% del consumo di gioielleria italiana è a parecchi chilometri da qui”dice il direttore generale di Fiera di Vicenza Corrado Facco. Mille e trecento espositori da tutto il mondo, centinaia di compratori esteri nella città berica per il più importante appuntamento di oro e brillanti, con la partecipazione dello sponsor Jaguar.

In un panorama internazionale in costante cambiamento, gli orafi devono sforzarsi di intercettare la domanda che si è spostata sempre più negli Emirati Arabi Uniti che con 1 miliardo e mezzo di euro costituiscono il 23% dell'export totale della gioielleria italiana, pari a circa 5 miliardi di euro, a seguire Svizzera, Hong Kong, USA, Francia e Regno Unito. Il presidente Matteo Marzotto e il direttore generale Corrado Facco hanno illustrato le attività di fiera di Vicenza che con 35 milioni di fatturato annuo e 500mila metri quadrati di esposizione è un piccolo ma strategico sistema fieristico che si impegna per continuare ad essere trend setter.

Nel secondo trimestre 2015 il consumo di gioielleria a livello mondiale è cresciuto del 6% rispetto allo stesso periodo del 2014. Con riferimento ai singoli paesi per il primo semestre 2015, performance positive provengono da Egitto (+ 11%), India (+7%), Regno Unito (+6%), in lieve crescita anche gli Stati Uniti d'America con + 2%, mentre Francia e Germania rimangono sostanzialmente stabili, un trend negativo è segnato dalla Russia (-6%) e dal Giappone (-7%).Un'analisi di lungo periodo mostra un mercato in ripresa dopo il brusco calo registrato nel 2009 e il basso andamento fino al 2011.

Bellissime novità e tante collezioni dove brillava il colore e la creatività dei migliori designer mondiali, tra i brand presenti Stefan Hafner, Casato brand romano di Federico Gauttieri, FOPE, Zoccai e Roberto Coin storiche aziende vicentine, dalla Campania brillavano gli angeli di Roberto Giannotti, da Arezzo presenti Unoaerre, Artlinea e Graziella, da Firenze Anna Maria Camilli Gioielli, tra le aziende provenienti dalla provincia di Alessandria che con Valenza costituisce un centro importante per l'oreficeria italiana presenti Pasquale Bruni, Gabriella Rivalta oro miniato, Giovanni Ferraris e Luca Carati.
Abbiamo parlato con il Direttore Generale Corrado Facco per una sintesi efficace.
Direttore cosa sta facendo Fiera di Vicenza per conquistare sempre più la domanda dai Paesi del Medio Oriente?

“Stiamo facendo molte cose, abbiamo deciso di puntare sugli Emirati Arabi Uniti, dove abbiamo fatto una joint ventures con il Dubai World Trade Center, abbiamo fatto questa scelta strategica perché si tratta di una zona fondamentale per le nostre esportazioni.”
Quale è il feedback da parte delle aziende orafe, circa le esigenze dei clienti internazionali?
“Ormai il 35% dei nostri espositori sono internazionali. Le aziende italiane si stanno specializzando per mercati, non esiste un prodotto che vada bene per tutti, la domanda internazionale è molto focalizzata verso l'Asia, poi tra le imprese c'è la tendenza a concentrare le produzione in base al mercato di destinazione, c'è chi vende soprattutto negli USA e chi si concentra sulla Cina.”

Oltre alla classica gioielleria per donne, nei mercati internazionali c'è richiesta anche per oreficeria per uomini?

“Sì, assolutamente, osservando anche la fiera Vicenza Oro Dubai potevamo notare che oltre il 20% dei prodotti erano dedicati al mondo maschile, che ama orologi, penne, gemelli e bracciali”

Avete grande aspettative sul TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) con gli Stati Uniti d'America, quali sono le richieste degli orafi al Viceministro Calenda che si sta impegnando un questa negoziazione?

“Abbiamo chiesto l'abbattimento del dazio a valore zero, perché il prodotto italiano sconta una competizione sleale mentre il prodotto americano qui entra senza dazio, quindi c'è un principio del diritto internazionale che viene violato che è quello della reciprocità. Noi e Confindustria chiediamo l'abbattimento di questa barriera ingiusta”.

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