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A Milano UniCredit apre il nido Minitree

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A Milano UniCredit apre il nido Minitree

«La bellezza contagia», dice Carla Rinaldi, presidente di Reggio Children entrando nel nido Minitree di Unicredit. Contagia il pensiero, i gesti, le cose e ci si aspetterebbe di vederla sprigionarsi soprattutto dagli spazi dedicati ai bambini. In tutti, non in poche eccezioni come nello spazio creato da UniCredit all’interno del Pavilion, in piazza Gae Aulenti a Milano. Paolo Cornetta, responsabile Hr strategy del gruppo, lo definisce «un posto magico» per la bellezza che lo caratterizza, per l’esperienza che consentirà ai bambini, ai genitori e agli insegnanti, per il servizio che sarà capace di dare. Come il Pavilion anche Minitree «sarà aperto alla comunità», sottolinea Cornetta e, magari inconsapevolmente, lancia un messaggio politico roboante sulla necessità di investimenti forti in termini economici ma ancor più di pensiero per i bambini.

Il pensiero, niente affatto banale, che c’è dietro ogni cosa in questo spazio. Come niente affatto banali sono tutti i gesti dei bambini. «I bambini lavorano sempre», osserva l’architetto Hans Kruger Goffi mostrando le sedie prodotte da Flowerssori. Non hanno giunture ma sono il risultato di una complessa lavorazione di tronchi di frassino che ridotti in sfoglie vengono plasmati fino a curvarsi nello schienale della sedia per far assumere la postura corretta, o nel bordo di un tavolo affinchè il bambino possa appoggiarvi la pancina quando è stanco o sperimentare la forma rotonda. Così come quella squadrata negli altri bordi o geometrica nelle altre piegature delle sedie e dei tavoli. Con la stessa lavorazione sia all’esterno che all’interno perché i bambini vivono sopra ma anche o forse soprattutto sotto i mobili e ne sperimentano la consistenza materica che riguarda il tatto per la superficie ma anche l’udito per il rumore che produce o la vista per le sfumature. È solo un esempio quello delle sedie e dei tavolini. Nel nido Minitree è tutto così perché dietro tutto sembra c’è un pensiero. Quello a cui ha dato concretezza l’architetto Nicholas Bewick dello studio aMDL che ha sviluppato il progetto esecutivo, cercando di compensare anche l’assenza di spazi esterni. A due grandi alberi, veri, nell’open space dai soffitti irraggiungibili è affidato il compito di creare l’idea del giardino, mentre alle pareti di vetro quello di lasciare che sia la luce naturale a prevalere. Naturali sono prevalentemente i materiali come il legno del pavimento dove i bambini potranno camminare scalzi grazie al sistema di riscaldamento a pannelli per poi lavarsi i piedini nelle vasche lavapiedi nel grande bagno a loro dedicato.

Tende in tessuto di un morbido beige nasconderanno la luce nello spazio del sogno dove cullette colorate ospiteranno non il sonno ma, dicono le educatrici, i sogni dei bambini. Saranno 60 quelli che la struttura potrà ospitare. La loro età va dai 3 ai 36 mesi e potranno essere non solo figli di lavoratori UniCredit che con questa iniziativa vedranno ulteriormente alleviati i disagi del work life balance. Il nido è aperto a tutti e dalla prossima settimana comincerà la sua attività con i primi inserimenti. «L’educazione è un percorso che nasce in comunità», dice Carla Rinaldi. Tra i padri, le madri, le educatrici e i bambini con i loro cento linguaggi, quelli di cui parlava Loris Malaguzzi. «Gli dicono: - che il gioco e il lavoro - la realtà e la fantasia - la scienza e l’immaginazione - il cielo e la terra - la ragione e il sogno - sono cose - che non stanno insieme. - Gli dicono insomma - che il cento non c’è - . Il bambino dice: - invece il cento c’è».

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