Economia

Crollo edilizia a Taranto: dal 2008 al 2014 persi 5mila posti di lavoro

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territori in crisi

Crollo edilizia a Taranto: dal 2008 al 2014 persi 5mila posti di lavoro

Il settore delle costruzioni lancia a Taranto un nuovo allarme. Dal 2008 al 2014 persi 5mila posti di lavoro e nell’indotto Ilva 700 addetti sono usciti dal ciclo produttivo. Dei 700, 400 appartengono all’impresa Semat – specializzata nei rifacimenti degli impianti siderurgici – che resteranno in cassa integrazione per qualche altro mese ancora. Dopo sindacati confederali Cgil, Cisl e Uil e Confindustria Taranto che giorni fa, in un documento comune di politica industriale, hanno denunciato che «negli ultimi trent’anni non si registra una situazione come quella che al momento investe l’area nella sua totalità», adesso tocca ai sindacati degli edili Filca Cisl, Fillea Cgil e Feneal Uil che parlano di «crisi senza fine» e annunciano una manifestazione sotto il palazzo della Prefettura di Taranto per la mattina del 23 settembre e un incontro col prefetto Umberto Guidato.

I sindacati sollecitano soprattutto due misure: un’accelerazione della spesa, in modo che tutti i cantieri previsti (dall’Ilva alle opere portuali) siano aperti creando così nuove opportunità di lavoro, e l’individuazione di un meccanismo che consenta di rioccupare almeno parte della forza lavoro oggi inattiva.
Punto, quest’ultimo, richiamato anche nel documento congiunto sindacati confederali-Confindustria Taranto che parlano di «clausola sociale» e di «bacini occupazionali» al fine di «non disperdere il patrimonio di esperienza e di professionalità così indispensabile in questa delicata fase di trasformazione».
Per Vito Lincesso, segretario Filca Taranto, «abbiamo bisogno di coinvolgere tutti gli enti appaltanti del territorio. Insieme alla Prefettura, vogliamo poi approfondire l’ipotesi di valorizzare in qualche modo il sistema delle imprese locali. Bisogna incoraggiare l’utilizzo di maestranze di Taranto nella realizzazione delle opere finalizzate a rendere ecosostenibile l’apparato industriale e a rilanciare l’area portuale». Secondo Antonio Stasi, segretario Fillea Taranto, «rispetto alla media nazionale, a Taranto i dati sul crollo degli investimenti in edilizia segnalano una situazione non più accettabile. Nel periodo 2008-2014 abbiamo registrato il 68% in meno di ore lavorate, mentre sul fronte dei lavoratori impegnati registriamo un meno 55,91 per cento. In termini reali significa che sono andati in fumo migliaia di stipendi per altrettante famiglie. Devono ripartire gli investimenti. Questa è la soluzione al problema».
Infine Antonio Guida, segretario Feneal, sottolinea la persistenza del fenomeno del lavoro nero e irregolare considerato che alla Cassa Edile di Taranto ora «mancano all’appello 4mila lavoratori. La concorrenza sleale è un problema serio che va affrontato e risolto e alla Prefettura diremo di accendere i riflettori anche su questa criticità».

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