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Non solo industria: le due metropoli a caccia di turisti

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Non solo industria: le due metropoli a caccia di turisti

  • –di S.Car.

Milano e Tokyo condividono anche una scoperta tardiva e contrastata di una chiara vocazione turistica destinata a diventare sempre più un perno dell’economia cittadina. La loro immagine è cambiata, superando del tutto i vecchi stereotipi sulla metropoli dell’industria e dei commerci e andando al di là delle più recenti identificazioni con le frontiere dell’innovazione per scoprirsi mete decisamente attraenti per il tempo libero.

Non è un caso che il sindaco Pisapia intervenga oggi al JATA Tourism EXPO Japan 2015, la più importante manifestazione fieristica giapponese dedicata alla promozione del turismo sia inbound sia outbound. L’Enit ha allestito una stand di 72 mq e organizzato un “Italia Workshop” per il business-to-business.

Milano dichiara che ad agosto il turismo complessivo ha fatto un balzo del 49% rispetto all’anno prima, con una maggioranza di arrivi stranieri (il 54,4%, di cui i giapponesi rappresentano circa il 5%), mentre dal 2010 al 2014 la crescita complessiva delle presenze si attesta al 21% a fronte di un +10% regionale e di +0,7% della media nazionale. «L’Expo ha fatto da volano anche perché, al di là del sito espositivo, ci sono stati più di 42mila eventi in città. E il Giappone è stato protagonista anche qui», puntualizza Pisapia.

Inoltre l’Expo ha messo in chiara luce, in entrambi i Paesi, le grandi opportunità offerte dalle sinergie tra ”food” e turismo. L’investimento del governo giapponese sull’Expo sta dando risultati superiori alle attese, con un numero di visitatori del popolarissimo Padiglione che ha già superato quota 1,3 milioni. «Io stesso l’ho visitato due volte - dice il ministro dell’agricoltura Yoshimasa Hayashi –. Ci è chiaro che l’obiettivo è quello di sprigionare un circolo virtuoso tra immagine internazionale del washoku (la cucina giapponese), export agroalimentare e turismo». Il ministro stesso si è un po’ sorpreso per i sondaggi che danno al primo posto, come motivazione per visitare il Giappone, la degustazione di cibi e bevande, seguita dallo shopping e dal sightseeing. Il food è dunque alla base dell’impennata di quest’anno del 40-50% del turismo verso il Sol levante (gli italiani per la prima volta dovrebbero toccare quota 100mila), dopo il record di 13 milioni di visitatori del 2014: a fine anno dovrebbe esser raggiunta quota 19 milioni, già vicina al target governativo di 20 milioni che era stato ipotizzato nel 2020, l’anno delle Olimpiadi. Hayashi sta cercando di far decollare un sistema di certificazione per gli chef all’estero per mantenere la qualità nei ristoranti giapponesi oltreconfine, saliti dai 55mila del 2013 agli attuali 89mila. E per promuovere l’export alimentare e rivitalizzare quindi le economie rurali ha avviato una strategia denominata FBI (“From Japan, By Japan e In Japan”).

Quanto ai turisti giapponesi all’estero, l’Abenomics ne ha reso stagnante il numero con una forte svalutazione dello yen. Il premier Abe ha comunque convocato per oggi una conferenza stampa (i cui contenuti sono stati anticipati parzialmente ieri) in cui annuncerà un rilancio dei programmi economici al fine di spingere il Pil nominale a 600mila miliardi di yen (dai 491mila miliardi dell’ultimo anno fiscale). Il che comporta una ripresa delle capacità e della volontà di spesa dei consumatori.

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