Economia

Dossier Dopo Expo, revocato l’incarico all’advisor

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    Dossier | N. 28 articoliExpo 2015 e le imprese

    Dopo Expo, revocato l’incarico all’advisor

    MILANO - La società dei terreni dell’Expo, Arexpo, rescinde il contratto con gli advisor che solo due mesi fa avevano vinto la gara per la consulenza finalizzata a sviluppare un progetto per il dopo evento.

    Arcotecnica e F&M avrebbero dovuto presentare entro la fine dell’anno un piano comprensivo delle idee di alcuni soggetti che si erano già fatti avanti - dalla Statale di Milano ad Assolombarda, dalla Coop alla Consob - mettendoli in comunicazione fra loro, e in più formulare una strategia per reperire le risorse. Ma dato che Arexpo, attualmente controllata dal Comune di Milano e dalla Regione Lombardia e partecipata dalla Fondazione Fiera di Milano, è in fase di cambiamento di azionariato e di governance, con il probabile ingresso del ministero dell’Economia e delle Finanze, il loro ruolo è sembrato ormai superfluo. Anche perché intanto, mentre gli advisor stavano lavorando, lo stesso esecutivo ha redatto una bozza di progetto prevedendo anche l’arrivo degli uffici del Demanio, i vertici di Arexpo hanno ricevuto diverse candidature autonome per il dopo-Expo (come l’università Statale e Assolombarda), la Regione Lombardia ha sentito diversi soggetti potenzialmente interessati (come la Consob), la Cassa depositi e prestiti sta dialogando da mesi con governo e enti locali per un possibile finanziamento e infine il Comune di Milano sta cercando di mettere d’accordo tutti gli azionisti con un documento che dovrà essere firmato nelle prossime settimane. Alla luce di questi sviluppi, il ruolo degli advisor è risultato superfluo. Lo scioglimento del contratto non prevede penali.

    Finisce così una vicenda nata sotto una cattiva stella: prima Arexpo, a inizio anno, per uscire dall’impasse di una gara per la cessione dei terreni andata deserta, affida al Politecnico di Milano e all’università Statale l’incarico di advisor, poi la Statale si sottrae dal ruolo perché direttamente interessata ad occupare le aree. Subito dopo interviene l’Anac, dichiarando che anche per l’affidamento di una consulenza occorre fare una gara. Così la gara viene fatta e dopo un paio di mesi viene scelto il raggruppamento di architetti guidato da Arcotecnica. E siamo a luglio. A inizio settembre si ricomincia a parlare dell’ingresso del Mef nella società e di un cambio ai vertici della stessa Arexpo. Quindi ieri la società ha deciso: gli advisor sono superati dai fatti.

    Ora bisognerà tirare le fila. La prossima settimana ci sarà una riunione con i rappresentanti del Mef e del Mipaf, con il sindaco di Milano Giuliano Pisapia e con il governatore lombardo Roberto Maroni per decidere dell’ingresso del governo dentro Arexpo. L’ipotesi più probabile è che si arrivi ad un 25% per ciascun soggetto, con la diminuzione della quota regionale e comunale (attualmente al 37%) e della Fondazione Fiera di Milano (dal 27 al 20%) e il mantenimento della rappresentanza degli azionisti minori (Comune di Rho e Città metropolitana). L’altra ipotesi, meno probabile, è che i tre soggetti principali detengano il 32% ciascuno, con l’uscita di scena da subito della Fondazione fiera. Occorrerebbe però più tempo, visto che il valore della quota dell’ente fieristico dovrebbe essere attualizzata da dei periti (fu acquisita per 26 milioni).

    Poi si passerà alla governance: dovrà nascere una cabina di regia con dei manager guidati da un “dominus” incaricato dal governo. Si pensa all’attuale commissario unico di Expo Giuseppe Sala, ma ancora deve ricevere una proposta formale.

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