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Dossier In passerella anche il nuovo codice

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    Dossier | N. 6 articoliRapporto Industria Nautica

    In passerella anche il nuovo codice

    Semplificazione: è questa la parola che guida la riforma del diporto, licenziata definitivamente mercoledì scorso dalla Camera. Una riforma ancora da declinare, visto che si tratta di una delega al Governo, che avrà due anni per approntare i decreti attuativi che riscriveranno e aggiorneranno l'attuale codice della nautica, il decreto legislativo 171/2005. Si interverrà su più fronti: il regime amministrativo delle unità, i controlli in mare, le sanzioni, i requisiti psicofisici per il conseguimento della patente, l'installazione sugli scafi di motori a Gpl, metano ed elettrici. «L'intento era di arrivare al Salone - spiega Mario Tullo (Pd), relatore della riforma alla Camera - con almeno un decreto legislativo già fatto. Per quanto i tempi di approvazione siano stati, rispetto alla media, abbastanza celeri e pur considerando che in commissione a Montecitorio tutti gli emendamenti sono stati ritirati e in Aula il testo è arrivato blindato, non si è riusciti a tener fede a quell'obiettivo. È, però, fondamentale che il Salone si apra con la prospettiva del nuovo codice».

    Il varo del nuovo codice è importante perché dà al diporto un motivo in più per credere nella ripresa che si inizia a intravvedere. E consente «alla politica - sottolinea Tullo - di riconciliarsi con questo settore, dopo anni di interventi spot e qualche volta frettolosi, che hanno finito per procurare più danni che benefici». Il riferimento è, da ultimo, al giro di vite sulla tassazione della nautica contenuto nel decreto Salva-Italia del Governo Monti, intervento poi mitigato da successivi provvedimenti legislativi. Tutto questo in un momento in cui la nautica era nel pieno della crisi, con la perdita di circa 18mila posti di lavoro - come scrive Tullo nella relazione con cui ha illustrato la riforma ai suoi colleghi deputati - e di altri 20mila nell'indotto turistico.
    Anche da qui l'idea di rimettere mano al codice del diporto, riforma che nasce durante il Governo Letta, ma il cui esame inizia nell'era Renzi. L'attuale codice che si prepara ad andare in pensione ha, infatti, compiuto dieci anni e ha bisogno di un profondo restyling, anche perché nel corso del decennio ha subito rimaneggiamenti saltuari e nel frattempo pure il legislatore Ue ha legiferato in materia(c'è, per esempio, la direttiva del 2013 sulle imbarcazioni da diporto e le moto d'acqua), tutti interventi che ora impongono un'opera di aggiornamento e armonizzazione.
    In particolare, i decreti attuativi dovranno: riscrivere le regole sull'iscrizione delle unità, semplificandone le procedure; snellire gli adempimenti (abilitazioni e misure di sicurezza) della navigazione da diporto, anche a fini commerciali; rivedere i criteri per la navigazione temporanea, per esempio quando si trasferiscono gli scafi per esporli nei saloni nautici o li si presenta al pubblico o a singoli clienti interessati all'acquisto; snellire le procedure amministrative per la dismissione di bandiera; regolamentare la locazione dei natanti; prevedere nei porti un congruo numero di attracchi per le unità in transito, con particolare attenzione ai diportisti portatori di handicap; disciplinare gli ormeggi nelle aree marine protette.

    E ancora: prevedere nelle strutture demaniali spazi a terra per il ricovero nel periodo invernale dei piccoli scafi; ripensare e snellire la disciplina della mediazione nei contratti di costruzione, compravendita, locazione e noleggio di navi e in quelli di trasporto marittimo; riconsiderare e semplificare i requisiti psicofisici per il conseguimento della patente nautica; rivedere i titoli professionali del diporto, con l'introduzione di un titolo per lo svolgimento dei servizi di coperta; semplificare, affidando il coordinamento alla Capitaneria di porto, i controlli in mare, così da evitare sovrapposizioni e verifiche ripetute; recepire le norme europee sulla sicurezza delle navi da diporto; rivedere, anche alla luce delle innovazioni tecnologiche, la normativa sulle dotazioni di sicurezza; equiparare le strutture organizzate per la sosta e il pernottamento di turisti all'interno delle proprie imbarcazioni ormeggiate (marina resort) alle strutture ricettive all'aria aperta (l'equiparazione già esiste, ma “scade” il 31 dicembre prossimo: misura che consente di applicare l'Iva al 10%; inserire l'educazione marinara nei piani formativi della scuola; istituire la figura professionale dell'istruttore di vela; rivedere la disciplina sanzionatoria, semplificandola ma aumentando al contempo l'entità delle sanzioni.

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