Economia

Dossier «La crisi globale non ha sconfitto i produttori di barche e accessori»

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    Dossier | N. 6 articoliRapporto Industria Nautica

    «La crisi globale non ha sconfitto i produttori di barche e accessori»

    • –di R.d.F.

    «Nonostante tutto, la nautica ha retto la crisi». Carla Demaria, presidente di Ucina, la Confindustria nautica, (nonché di Monte Carlo Yachts e Bénéteau Italia), fa il punto sulla salute del settore e parte dai sette lunghi anni che, dalla seconda metà del 2008 fino all'inizio del 2015, hanno visto il mercato della nautica soffrire come mai era accaduto prima.

    Anche perché i problemi sono arrivati in un momento in cui il comparto aveva acquisito, in Italia, uno sviluppo senza precedenti (non senza qualche stortura, come l'utilizzo esasperato del leasing) con livelli di vendite mai visti prima, anche di grandi yacht. Lo dimostra il fatto che, nel 2008, il fatturato complessivo della nautica aveva raggiunto i 6,18 miliardi.

    Tutto bruciato in un autunno, dopo il fallimento di Lehman Brothers. Era l'inizio di una grande crisi mondiale e il contraccolpo sulla nautica fu immediatamente visibile al 48esimo Salone nautico di Genova del 2008, che si svolse tra il 4 e il 12 ottobre. L'esposizione era forse la più grande e bella mai messa in piedi. Mancava solo una cosa: i clienti pronti ad acquistare le barche. Scomparsi allora e, ad oggi, ancora ai minimi termini in Italia. A dispetto di questa situazione, e di un fatturato più che dimezzato (sceso a 2,47 miliardi nel 2014), la nautica italiana, in qualche modo ha resistito.
    «Sono contenta – afferma la Demaria – di come hanno tenuto le aziende dopo gli anni di crisi. C'è ancora la volontà di mantenere i primati che caratterizzano la nautica tricolore (primo fra tutti la leadership mondiale nel settore dei megayacht ma anche, ad esempio, i primati nei grandi gommoni e nel design, ndr). Molte imprese, in questi anni, hanno sofferto, alcune hanno chiuso e molti gruppi hanno bilanci in perdita. Ma la capacità di resistere del comparto è ammirevole. E, al di là di tutto, abbiamo mantenuto la capacità di innovare, con prodotti sempre in evoluzione. Questo ci è riconosciuto in tutto il mondo e da lì ripartiamo. Anche con la 55esima edizione del Salone nautico di Genova».
    Un'edizione importante, sottolinea Demaria, «perché 55 anni sono tanti nella vita delle persone ma anche delle aziende. Oltre i 50 anni si stratifica un'esperienza straordinaria e il goodwill. L'avviamento costituito dal Salone in 55 anni è fatto di prodotti, clientela, reti, reputazione e immagine. Il Nautico è, dunque, un patrimonio non solo di Genova o di Ucina, con i suoi 252 soci, ma dell'Italia che fa girare l'economia. Per questo dobbiamo difenderlo».

    Demaria ricorda che, come testimoniato da uno studio dell'economista Marco Fortis, la nautica italiana è prima al mondo per quote di mercato, con un quinto dell'export globale; è campione del mondo per surplus commerciale,davanti a Germania, Francia e Usa; ed è italiano il più grande sistema di imprese nautiche nella Ue, primo per numero di addetti.
    A fronte di queste riflessioni, il presidente di Confindustria nautica ricorda anche quanto scritto agli associati di Ucina dopo la nascita dell'associazione Nautica Italiana, fondata da alcune aziende del settore, fra le quali Azimut-Benetti, Ferretti e Baglietto e affiliata alla Fondazione Altagamma.
    Nel marzo 2015 queste aziende «lasciarono Ucina perché non si sentivano sufficientemente rappresentate». Eppure, prosegue, «la rappresentatività di tutti i settori è garantita dal nuovo statuto di cui si è dotata Ucina, di cui Confindustria, rilasciando parere di conformità (nel giugno 2015, ndr), ha sottolineato le caratteristiche di strumento idoneo alla massima inclusività di tutte le aziende della nautica italiana».

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