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Marina, prosegue la dismissione delle navi, ma ci sono 5,8 mld per…

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Marina, prosegue la dismissione delle navi, ma ci sono 5,8 mld per le nuove

Cinque navi dismesse negli ultimi mesi dalla Marina Militare perché, dopo tanti anni di navigazione, hanno esaurito il loro ruolo operativo. E dopo le corvette Minerva e Sibilla e i cacciamine Lerici e Sapri, oggi a Taranto, nella base navale di Mar Grande, è toccato al
pattugliatore di squadra Granatiere. Per la Marina è una cura dimagrante forzata e il capo di Stato maggiore, Giuseppe De Giorgi, intervenuto a Taranto per l'ultimo ammaina bandiera sulla nave Granatiere, dichiara: «Non possiamo non essere preoccupati perchè da un lato la situazione nel Mediterraneo è estremamente impegnativa e dall'altra i numeri della nostra flotta vanno rapidamente a diminuire».

Con la dismissione dell’unità Granatiere non si chiude il ciclo perchè «questa nave – rileva De Giorgi – sarà seguita molto presto da altre: Maestrale, Aviere, Danaide, Urania, Fenice, Sfinge. E ancora, a seguire, dalle navi Driade, Chimera ed Espero. Nei prossimi due anni
queste sono le navi che andranno in disarmo. La riduzione di presenza navale riguarderà anche la base di Taranto». E meno navi operative significa meno lavoro per l’indotto cantieristico che ruota attorno agli Arsenali, settore a Taranto in sofferenza da tempo. Tuttavia nello scenario non ci sono solo navi dismesse.

Anche se la Difesa deve fare i conti col problema delle risorse, il capo di Stato maggiore della Marina riconosce a Governo e Parlamento l’aver «voluto procedere con urgenza ad un provvedimento per avviare il rinnovamento della flotta con il programma della cosidetta “legge navale”. Questo comporta un investimento di circa 5,8 miliardi che si tradurrà nella costruzione di 10 navi». Un piano che avrà anche ricadute sul lavoro e sulle imprese. Per De Giorgi, infatti, «investire in navalmeccanica vuol dire che per ogni euro investito c’è un moltiplicatore di ritorno di 3.6. Un ritorno generale per l’economia del Paese. Perché – sottolinea De Giorgi – se pensiamo a un investimento di 6 miliardi, circa 2,8 ritornano in tasse e contributi vari allo Stato oltre il mancato ricorso alla cassa integrazione perché la nostra cantieristica attualmente è impegnata al 50% delle sue potenzialità».

De Giorgi inoltre evidenzia che la Marina aderisce all’operazione di rilancio di Taranto avviata da Governo e Parlamento con il Tavolo istituzionale coordinato da Palazzo Chigi e la legge 20 dello scorso marzo. «Di questa operazione vogliamo essere protagonisti – afferma il capo di Stato maggiore –. Con il ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, abbiamo già avviato, tramite il nostro ministro, una collaborazione stretta per aprire gli Arsenali ai percorsi culturali. Quello di Taranto ha dei contenuti storici e architettonici meravigliosi e degli scorci ambientali affascinanti».

Intanto la Marina, nell’ambito della bonifica ambientale dell’area esterna all’Ilva, che è un altro degli interventi individuati da Governo e Parlamento insieme al rilancio del porto, al recupero della Città vecchia e alla valorizzazione dell’Arsenale, «sta collaborando in maniera molto intensa per proteggere l’ecosistema del Mar Piccolo di Taranto. Con il commissario per le bonifiche, Vera Corbelli – evidenzia De Giorgi –, stiamo lavorando per mappare i fondali e per trovare il modo di custodire e ripristinare al meglio l’equilibrio ambientale». Obiettivo è liberare Mar Piccolo dagli inquinanti accumulati negli anni, molti dei quali riconducibili agli insediamenti della stessa Marina. «Le nuove navi – conclude il numero 1 della forza armata – saranno tutte ecosostenibili ed avranno carburante biofluel. Stiamo anche studiando la possibilità di propulsione a gas liquido. Tutte le navi avranno la soppressione di gran parte degli elementi tossici».

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