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A Bologna la Biennale della foto industriale: quattordici mostre nei luoghi simbolo della città

La storia dell'industria e il mondo del lavoro, la memoria e i nuovi scenari. Ci sono molti grandi nomi nella Biennale della fotografia industriale di Bologna, seconda edizione di un racconto per immagini dell'evoluzione nel mondo dei processi lavorativi e dei luoghi produzione che coinvolge tutta la città. Quattordici mostre, due alla Fondazione Mast, dodici nei principali contenitori culturali di Bologna, dalla Pinacoteca nazionale al Museo d'arte moderna.

Proprio il Mast, realizzato e presieduto da Isabella Seragnoli, azionista unico del gruppo industriale Coesia di Bologna, è l'artefice di un blocco di rassegne per narrare i mestieri e chi li opera, tra volti, macchine e suggestioni. “Un viaggio che restando nella propria città – dice Seragnoli – apre lo sguardo verso mondi produttivi apparentemente diversi ma non necessariamente di confine”. La collaborazione con il Comune di Bologna estende questa idea a undici spazi cittadini per percorrere il tema della produzione lungo l'intera filiera, dalla creazione al riciclo.

Aperta da oggi fino all'1 novembre - tranne le due rassegne ospitate al Mast fino al 10 gennaio del 2016 – la Biennale propone i tanti sguardi di fotografi del calibro di David La Chapelle, Hong Hao, Edward Burtynsky, Luca Campigotto, solo per fare qualche nome. Emergono così nuovi punti di vista sul lavoro, sulle fabbriche, sullo sviluppo economico, sulle grandi tradizioni manifatturiere, in un continuo andirivieni tra il passato e un futuro che prende forma attraverso nuove tecnologie.

“Questo festival è un contributo alla nostra strategia di rilancio internazionale della città”, dice il sindaco di Bologna Virginio Merola. La fotografia industriale sta uscendo prepotentemente da una nicchia costituita da pochi appassionati per farsi arte capace di conquistare anche il grande pubblico. Un passaggio non ancora completato che nel capoluogo emiliano assume persino, come rileva Francoise Hebel, direttore artistico, “una dimensione politica: siamo in una città che guida una regione tra le più industrializzate e avanzate d'Europa”. Tra antiche locomotive a vapore, stabilimenti dismessi, nuove architetture, ritratti di operai, le rassegne sono legate da un unico fil rouge: documentano il rapido e profondo cambiamento delle attività produttive e con esse della società.

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