Economia

Sessanta aziende da rilanciare con soci esteri

  • Abbonati
  • Accedi
strategia

Sessanta aziende da rilanciare con soci esteri

  • –di C.Fo.

Missioni mirate all’estero e assistenza più efficace in Italia. Il ministero dello Sviluppo economico prova a cambiare passo sulla gestione degli investimenti esteri. Istanbul, in questo senso, viene vissuta come la prima tappa di un processo. «Per ognuno dei mercati più interessanti - spiega il viceministro allo Sviluppo Carlo Calenda - procediamo in due fasi: la presentazione pubblica delle opportunità di investimento, in specifici settori e non in modo generico, e incontri diretti con i singoli investitori».

I mercati emergenti - osserva il viceministro - vivono una fase congiunturale difficile ma negli ultimi anni è cresciuta una classe imprenditoriale con ingenti disponibilità individuali e societarie che possono essere investite in mercati ritenuti più sicuri.

Nel portafoglio italiano c’è grande spazio per il real estate, che negli ultimi anni ha già fatto segnare un risveglio di interesse da parte di grandi investitori internazionali: il governo sta iniziando a presentare all’estero un pacchetto di 1.000 asset già identificati per un valore tra 10 e 15 milioni.

E si punta sulle aziende da rilanciare. Quelle al centro delle vertenze del ministero dello Sviluppo sono 160, di queste 60 sono state giudicate candidabili per investimenti diretti.

Dopo Istanbul, preannuncia Calenda, si farà tappa in un mercato tradizionale, da sempre tra le priorità italiane: gli Usa. «A gennaio sarò a San Francisco per intercettare possibili investimenti nel farmaceutico e nel biomedicale. Poi toccherà a New York dove abbiamo grandi aspettative per l’incontro con la comunità finanziaria». In ognuna delle principali tappe internazionali, è l’idea del ministero, dovrà corrispondere l’apertura di un Desk per l’attrazione degli investimenti (a Istanbul il primo).

«D’altronde è chiaro - aggiunge Calenda - che non basta la promozione. C’è bisogno di un customer care efficiente per seguire chi ha già deciso di investire in Italia e su questo stiamo ottenendo buoni risultati. Abbiamo finalmente predisposto una guida per fornire informazioni essenziali a chi vuole arrivare in Italia, uno strumento che incredibilmente non avevamo ancora».

E poi ci sono le iniziative da mettere a punto. «Scommettiamo molto sulla creazione di una vera Exim Bank che migliori ulteriormente le sinergie giù avviate tra Sace e Simest con il coordinamento della Cassa depositi e prestiti. Credo sarà una parte importante del nuovo piano industriale di Cdp». Nel frattempo Palazzo Chigi lavora al «Doing business act» per norme specifiche e miglioramenti sulle procedure per attrarre investimenti.

E sulla divisione delle competenze tra Ice e Invitalia, che sembra diventata un vero tormentone, Calenda promette la parola fine. Dopo i rilievi della Corte dei Conti, che ha chiesto maggiori dettagli sulla convenzione tra i due soggetti, «è stato riscritto il decreto con le linee di indirizzo ed è ora alla firma del ministro. A valle del decreto ci sarà una convenzione in base alle quale le risorse di Invitalia che si occupano di questa materia lavoreranno con l’Ice mediante un contratto di servizio».

All’Ice, ribadisce il viceministro, andrà tutto il front-end verso gli investitori, Invitalia curerà le politiche di incentivazione.

© Riproduzione riservata