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Pasta Rummo: «L’acqua non ci ha mai rammollito». Social…

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Pasta Rummo: «L’acqua non ci ha mai rammollito». Social scatenati per salvare il brand

Cottura lenta e poco social. Eppure proprio la rete è stata capace di venire in soccorso dello storico pastificio Rummo, 150 operai a casa a causa delle alluvioni che in questi giorni hanno flagellato la Campania. È bastata l’immagine di una pennetta e la frase «L’acqua non ci ha mai rammollito» a far partire una campagna social di adesione che ha superato i 100mila like in meno di una settimana cui ieri è seguita la foto di un pacco di spaghetti rovesciati nel fango.

Sempre di più, per fortuna, i social media e la rete non sono solo territorio di scontri, polemiche e insulti (che si tratti di temi etici, di calcio o di politica) o gallerie fotografiche e filmati di animali dalle improbabili performance.

A chi pensa che siano stati i vertici dell’azienda a lanciare la campagna #SaveRummo o a pilotarla in qualche modo, loro rispondono di non saperne niente. Anche perchè, al momento, non dispongono nè di una linea telefonica, nè di Internet. Tuttavia, ieri, il gruppo si è augurato di poter ripartire, nel giro di 4-6 settimane con il 70% della produzione.

Tra quelli che hanno sposato la causa anche molti vip, che hanno deciso di usare la loro popolarità e influenza a supporto dei lavoratori rimasti a casa. Dalla blogger Selvaggia Lucarelli a Fiorello sino al Trio Medusa.

Ovviamente Rummo non è l’unica azienda colpita, considerato che la furia dell’alluvione ha devastato una vasta zona che include anche gli uliveti di Solopaca e i vigneti di Aglianico e della Falanghina, vino quest'ultimo piuttosto noto e celebrato dagli enologi. Eppure è bastata una frase ad effetto e una confezione un po’ vintage - a 2 settimane dalla chiusura di Expo – per concentrare l’attenzione su Rummo. Per il quale è anche partita una campagna di crowdfunding a sostegno dei 200 lavoratori e delle loro famiglie.

Non è la prima volta che, anche in Italia, il web si mobilita per le aziende del Made in Italy, colpite da calamità ma anche da cause perse in tribunale.

Qualcosa di simile si era innescato anche in Veneto, dove l’8 luglio, (come racconta Barbara Ganz, sul suo blog) il tornado che ha sconvolto la Riviera del Brenta ha messo in ginocchio anche lo storico Torronificio Scaldaferro. Ne è nato un gruppo di acquisto solidale per il Torronificio, con una Limited edition e un assortimento che comprende, oltre al torrone, monoporzioni ricoperte al cioccolato e dragees.

Non solo disastri meteorologici. A settembre la piccola azienda cosmetica torinese Neve (che vende solo online) aveva perso una causa controla Nivea, appunto per «confondibilità dei marchi» che lederebbe il colosso internazionale di creme e prodotti beauty.

A poche ore dalla sentenza di primo grado, era nata una presa di posizione virale tra le web-clienti (di cui la società torinese si era detta all’oscuro). In poche ore si sono moltiplicati gli appelli su Facebook, Twitter (con l’hastag #StoConNeve.) e sugli altri social per solidarizzare con Neve e chiedere alla multinazionale di non accanirsi su una Pmi da 10 addetti e ritirare le proprie pretese.

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