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Dossier Il mercato del mondo si è allargato ed esportano anche le microimprese

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Veneto

    Il mercato del mondo si è allargato ed esportano anche le microimprese

    La crisi degli ultimi anni ha dato origine in Veneto a due fenomeni nuovi nell’ambito dell’internazionalizzazione: l’esigenza di trovare nuova clientela ha fatto in modo che le aziende esportatrici guardassero a mercati diversi, quindi è cambiato il panorama delle destinazioni dell’export; inoltre, si sono aperte ai mercati non domestici le aziende che in precedenza avevano sempre privilegiato il mercato interno. E tra queste spiccano in particolare le micro e piccole imprese (Mpi).

    Questi due fattori hanno contribuito nel primo semestre dell’anno a risultati eccellenti: secondo i dati Istat, nel primo semestre del 2015 il Veneto ha registrato un aumento dell’export pari al 7,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il valore delle esportazioni è stato pari a 28,7 miliardi di euro, ovvero il 13,9% del totale italiano. In regione le aziende esportatrici sono circa 30mila. Il peso dell’industria sul Pil regionale è pari al 23,5 per cento.

    A causa delle crisi geopolitiche e delle tensioni internazionali che hanno coinvolto Russia e Ucraina, ma anche della frenata dei consumi in alcuni Paesi asiatici, le destinazioni dell’export sono aumentate sempre di più. Iran, Vietnam, Corea, Cile, Perù, Africa settentrionale e meridionale: sono tutte destinazioni dove in questi ultimi mesi sono arrivati prodotti veneti. Grazie a nuove rotte si è compensato, ad esempio, la perdita che il made in Italy ha subito in Russia. Tra sanzioni, svalutazione del rublo, crisi dei consumi e tensioni politiche, quest’anno la crisi russa peserà in Veneto per 538 milioni (secondo una proiezione di Confindustria Padova sui dodici mesi). «Ma non possiamo lasciare in mano a cinesi e turchi un mercato che è diventato strategico per le nostre filiere - dice Mario Ravagnan, vice presidente di Confindustria Padova -, in particolare per il comparto metalmeccanico».

    Interessanti gli sviluppi in Africa: le micro e piccole imprese trevigiane, ad esempio, nel primo trimestre dell’anno hanno incrementato del 28,4% le vendite nei mercati africani; +14,7% invece in quelli americani. Vendite in crescita anche in Asia, in particolare in Cina e Corea del Sud, mentre resta statico il mercato europeo. Complessivamente, secondo i dati di Confartigianato Treviso, le Mpi hanno registrato un balzo dell’11,8% delle esportazioni.

    Parlando di dimensionalità, l’interessante aumento del numero di piccole imprese attive sui mercati esteri è confermato anche dall’ufficio studi di Confartigianato Vicenza, che mostra, ad esempio, che il 44,2% delle esportazioni manifatturiere vicentine arriva dai settori a maggior concentrazione di micro e piccole imprese. Export vicentino in aumento dello 0,9% nel primo trimestre dell’anno rispetto all’ultimo trimestre del 2014. Vicenza è la provincia che pesa maggiormente in termini di valore delle esportazioni in regione: 4.120 milioni nel primo trimestre del 2015 contro i 2.864 di Treviso e i 2.200 di Verona, su un totale di 13.388 milioni complessivi regionali.

    Le imprese manifatturiere, che in regione sono 120mila, vincono all’estero anche grazie alla forza dei distretti. Secondo i dati di Intesa Sanpaolo, nel secondo trimestre i distretti veneti hanno mostrato sul fronte export un progresso del 10,1%, circa 500 milioni di euro in più rispetto al corrispondente periodo dell’anno precedente: un terzo della crescita complessiva delle esportazioni dei distretti industriali italiani. In particolare, si sono messi in evidenza l’occhialeria di Belluno e la concia di Arzignano, entrambi in forte progresso negli Stati Uniti e in Cina. «In questo quadro positivo e incoraggiante – spiega Lorraine Berton, delegata all’internazionalizzazione di Confindustria Belluno Dolomiti e presidente di Sipao – l’occhialeria fa sempre più la parte del leone raggiungendo il 75% circa di tutto l’export provinciale e portando Belluno al quinto posto tra le province italiane per export pro capite».

    Ottime performance sono state ottenute anche dal tessile e abbigliamento di Treviso, dalla meccanica strumentale di Vicenza, dall’oreficeria di Vicenza, dal mobile di Treviso, dai dolci e dalla pasta veronesi, dalla termomeccanica scaligera, dal prosecco di Conegliano-Valdobbiadene, dagli elettrodomestici di Treviso e dalle carni di Verona.

    In generale, durante la crisi il Veneto ha retto grazie a flessibilità, ricerca, innovazione, qualità e know how. «Bisogna innovare e produrre, bilanciando risorse, responsabilità e sostenibilità, perché solo chi crea ricchezza la può distribuire», chiosa Silvano Pedrollo, presidente della Pedrollo Spa, azienda veronese di elettropompe, interpretando il sentiment della maggior parte degli imprenditori veneti.

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