Economia

Ripresa corale, con due debolezze

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FIDUCIA AL TOP

Ripresa corale, con due debolezze

Più saturi gli impianti. Più soddisfatti i commercianti. Non si tratta in effetti solo di “aspettative”, perché la crescita dei tassi di fiducia delle imprese a nuovi massimi è legata strettamente all’esperienza diretta degli operatori economici a monte e a valle della catena del valore, che dopo anni di buio vedono infine una ripresa significativa della domanda interna. I segnali sono chiari: partendo dal “fondo”, in sintesi, si compra di più.

Il settore del commercio al dettaglio è quello che evidenzia il progresso maggiore degli indici, con una netta inversione di rotta rispetto al passato recente e un record assoluto nell’intera serie storica, avviata nel 2003.

Nel giudizio sulle vendite realizzate dai negozianti il saldo tra ottimisti e pessimisti è positivo per 24 unità, lo scorso anno era in “rosso” di 15. Un fuoco di paglia? A giudicare dalle risposte pare di no, perché anche nelle previsioni dei prossimi mesi i saldi sono favorevoli, +41, rispetto al -5 di 12 mesi fa.

La fiducia dei consumatori offre evidentemente un contributo determinante, misurando una maggiore propensione a spendere per beni durevoli ma anche ristrutturazione o acquisto di case. Ottimismo che si traduce ad esempio in una corsa ai mutui o all’acquisto di auto e che certo trova alimento anche da qualche situazione contingente, forse irripetibile, come ad esempio i cinque miliardi di euro risparmiati dal sistema Italia tra gennaio e agosto per la discesa del prezzo dei carburanti. Denaro che ora è reso disponibile per altri acquisti.

Fiducia in crescita anche per le aziende manifatturiere, che dal lato della produzione stimano un tasso di saturazione degli impianti del 76,3%, oltre due punti in più rispetto allo stesso periodo del 2014. Una risalita alimentata soprattutto dalla ripresa della domanda interna, come testimoniato dall’impennata delle importazioni, in un momento in cui peraltro qualche nube inizia ad addensarsi sull’export, con il moltiplicarsi di aree a rischio e/o mercati in rallentamento.

Tutto bene? Non proprio, per almeno due aspetti.

Il motore della ripresa fatica ancora a trasmettere “a terra” tutta la sua potenza traducendo produzione e commesse in nuovi posti di lavoro. I numeri certificano la discesa della disoccupazione e la risalita dei posti di lavoro ma nelle intenzioni delle imprese da questo punto di vista continua a prevalere la cautela. Il saldo tra ottimisti e pessimisti (chi pensa di assumere e chi invece no) vede i secondi prevalere per una unità, dato in risalita dal -7 di 12 mesi fa ma ancora non del tutto rassicurante.

Una difficoltà che si palesa soprattutto nel settore delle costruzioni (saldo di risposte nell’occupazione futura a -7), unico comparto che presenta un indice globale di fiducia in retromarcia. Tassello non banale, perché non si tratta solo di tegole, mattoni e cemento. Ma anche, e soprattutto, di rubinetti e valvole, infissi e caldaie, piastrelle ed elettrodomestici, mobili ed elettronica. Un indotto vasto, per cui la domanda interna resta ancora “bonsai”.

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