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Dossier Lee (Ipcc): negazionisti? Finiti i tempi del rifiuto

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Sviluppo Sostenibile

    Lee (Ipcc): negazionisti? Finiti i tempi del rifiuto

    Hoesung Lee, presidente IPCC
    Hoesung Lee, presidente IPCC

    Migliaia di scienziati contribuiscono a dare una base solida alle decisioni delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici e Hoesung Lee, un economista coreano, presiede a questo sforzo dall'inizio di ottobre. Non sarà un compito facile prendere in mano le fila dell'Intergovernmental panel on climate change dopo le dimissioni di Rajendra Pachauri, che ha portato la scienza del clima al Nobel nel 2007, ma ha concluso male una presidenza molto controversa.

    Con l'elezione di Hoesung Lee non ci poteva essere cambiamento più radicale. Tanto era vulcanico e autoreferenziale il primo, quanto è riservato e cortese il secondo. Fratello minore di Lee Hoi-chang, primo ministro coreano negli anni Novanta, Hoesung Lee, 69 anni, insegna sviluppo sostenibile alla Korea University e si è sempre occupato delle politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici. Ora si tratta di portare l'Ipcc (organismo scientifico sotto l'egida dell'Onu) a guardare alla concretezza dell'applicazione di queste politiche.

    Presidente Lee, considera ancora possibile, giunti a questo punto, mantenere il riscaldamento globale entro il limite di 2° centigradi?
    Sì, ma la finestra di opportunità si sta chiudendo rapidamente. Più tardi raggiungeremo il picco delle emissioni di gas a effetto serra, più difficile e costoso sarà mantenere il riscaldamento globale entro il limite dei 2° centigradi. Prima raggiungeremo il picco, maggiore flessibilità avremo per affrontare le sfide a cui andiamo incontro. Avremo bisogno di applicare una vasta gamma di misure tecnologiche e cambiamenti comportamentali: solo una decisa svolta istituzionale e tecnologica ci darà una possibilità di contenere il riscaldamento globale entro quella soglia. Abbiamo a disposizione molte opzioni diverse per arrivare a questo risultato, costruendo nel contempo un mondo più vivibile. La scelta è nostra.
    Molti studi indicano che i piani volontari di riduzione presentati all'Onu da oltre 150 governi in vista della Cop21 a Parigi non basteranno per stare entro i 2°C. Abbiamo altre strategie a disposizione?
    Bisogna tenere a mente che i piani volontari di riduzione sono un importante punto di partenza, non un traguardo. Mi auguro che il mondo continuerà a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, man mano che emergeranno nuove tecnologie e opzioni politiche. Recentemente, un importante Paese in via di sviluppo ha già indicato che prevede di raggiungere il picco delle sue emissioni nel 2025, invece che nel 2030. Penso che vedremo sempre più spesso altri progressi di questo tipo.

    Pensa davvero che un giorno il mondo sarà capace di lasciare sottoterra gli idrocarburi disponibili e funzionare solo con fonti energetiche che non emettono gas a effetto serra, perché l'atmosfera sarà già troppo satura di carbonio?
    Lasciare gli idrocarburi sottoterra non è l'unica opzione. C'è anche la possibilità di migliorare la cattura e lo stoccaggio della CO2 , attraverso la tecnologia e grazie a una migliore gestione delle foreste e dei terreni agricoli. Non va dimenticato che molti modelli climatici indicano che sarà difficile limitare l'aumento della temperatura globale a 2°C senza tecnologie aggiuntive, quali le bioenergie e la cattura della CO2 o la loro combinazione.

    Come economista, lei ha sempre sottolineato l'importanza di attribuire un prezzo alla CO2. Pensa che una carbon tax sia lo strumento migliore per raggiungere l'obiettivo 2°C?
    È una delle opzioni, ma numerosi studi hanno dimostrato che si tratta di un'opzione particolarmente efficace.

    Quali altri strumenti abbiamo a disposizione per “piegare la curva” delle emissioni?
    Le opzioni per ridurre le emissioni includono il miglioramento dell'efficienza energetica, un maggiore utilizzo delle fonti rinnovabili, l'aumento dell'assorbimento della CO2 (ad esempio con la riforestazione e il ripristino del suolo) e il miglioramento delle tecnologie per catturare i gas a effetto serra prima che vengano rilasciati in atmosfera. Possiamo anche puntare a cambiare i comportamenti e gli stili di vita, modificando i modelli di consumo e riducendo i rifiuti per ridurre le emissioni.

    Ritiene che gli investimenti nella ricerca energetica siano ancora cruciali? O è già troppo tardi? Su quali aree dovremmo concentrarci?
    Gli investimenti in ricerca energetica sono essenziali, non è troppo tardi. Come detto, abbiamo bisogno di migliorare i metodi di cattura e stoccaggio della CO2. È molto incoraggiante la crescita degli investimenti nel vento e nell'energia solare, che stanno aiutando questi settori a crescere e a diventare più efficienti, innescando un'adozione di queste tecnologie molto più ampia di quanto chiunque avesse previsto. Su queste e altre soluzioni l'Ipcc si concentrerà ancora di più nella sua prossima relazione.

    Si sente minacciato dai negazionisti dei cambiamenti climatici? E dagli ambientalisti antagonisti?
    Gli scienziati continueranno a esaminare attentamente ogni nuova prova che emerge sul riscaldamento del clima. È così che la scienza progredisce e si rafforza. Credo che siano finiti i tempi del rifiuto: la comunità globale si sta coalizzando su un programma d'azione basato sull'evidenza scientifica chiara, verificata e robusta.

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