Economia

Olio extravergine: l’Antitrust avvia un’indagine su 7 marchi…

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PRATICHE COMMERCIALI SOSPETTE

Olio extravergine: l’Antitrust avvia un’indagine su 7 marchi venduti in Italia

Si estende l’inchiesta sull’olio extra-vergine. Sulla base delle segnalazioni pervenute da un'associazione di consumatori, l'Antitrust ha avviato sette istruttorie per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti di alcune importanti aziende che commercializzano olio in Italia. Oltre a tre marchi del Gruppo Carapelli («Carapelli Il frantoio», «Bertolli Gentile» e «Sasso Classico»), gli altri sono «Carrefour Classico», «Cirio 100% italiano», «De Cecco Classico», «Prima donna Lidl», «Pietro Coricelli Selezione» e «Santa Sabina».

Secondo quanto segnalato, a seguito di test condotti dal laboratorio chimico dell'Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, le caratteristiche organolettiche e chimiche dei campioni di olii sottoposti a verifica sarebbero risultate inferiori ai valori previsti per qualificare l'olio come extra-vergine di oliva. Queste condotte, una volta verificate e accertate, potrebbero integrare pratiche commerciali scorrette: le indicazioni riportate sulle etichette e nelle campagne pubblicitarie, per prodotti che non corrispondono alle caratteristiche qualitative dichiarate, sarebbero suscettibili di indurre in errore i consumatori nelle loro scelte d'acquisto. L’istruttoria giunge dopo che il Pm di Torino Raffaele Guariniello ha contestato ai rappresentanti legali di una decina di aziende del settore il reato di frode in commercio.

L’appello di Coldiretti
«L'Italia - afferma Colidretti in un comunicato - deve difendere dalle frodi il proprio patrimonio di olio Made in Italy che quest'anno può contare su una produzione buona di circa 400mila tonnellate con un aumento di almeno il 30% e di ottima qualità». L'olio di oliva è un settore strategico del Made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni di giornate. «Occorre fare al più presto chiarezza - afferma Coldiretti - per non allontanare i consumatori da un prodotto considerato da tempo un elisir di lunga vita che però ha fatto registrare in Italia un calo dei consumi scesi nel 2014 a 9,2 chili all' anno, dietro la Spagna 10,4 chili e la Grecia che con 16,3 chili domina la classifica. L'Italia è il secondo produttore mondiale dopo la Spagna ma è anche il primo importatore mondiale di oli di oliva che vengono spesso mescolati con quelli nazionali per acquisire, con le immagini in etichetta e sotto la copertura di marchi storici, magari ceduti all'estero, una parvenza di italianità da sfruttare sui mercati nazionali ed esteri».

Firmato accordo di filiera che premia la qualità
Sempre oggi, le associazioni di categoria dell’intero comparto oleario hanno firmato a Roma un accordo-quadro per valorizzare tutti i protagonisti della filiera, dall'olivicoltura all'industria passando per il commercio. Lo ha reso noto Unaprol, il Consorzio olivicolo Italiano. Una risposta quindi alle ultime vicende di cronaca che hanno gettato ombre sul un settore cruciale del made in Italy. L'accordo prevede, per i produttori capaci di fornire un olio di elevato livello qualitativo, un vero e proprio premio, il pagamento di 40 centesimi al chilo in più rispetto al prezzo di mercato. L'intesa, definita «storica», è stata sottoscritta da Aipo, Assitol, Assofrantoi, Cno, Federolio, Unapol, Unaprol e Unasco che, precisa Unaprol, «puntano ora all'attuazione del Piano olivicolo». L'accordo riconosce quindi un adeguato sostegno al mondo olivicolo italiano. L'olio premiato dovrà possedere un'acidità massima di 0,4 e requisiti chimico fisici migliori rispetto a quelli previsti dalla normativa vigente.

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