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L’acceleratore lineare made in Puglia per sconfiggere i tumori

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L’acceleratore lineare made in Puglia per sconfiggere i tumori

Un acceleratore lineare in grado di produrre fasci di protoni diretti e concentrati, con un margine di errore di 2 millimetri, sui tessuti da trattare in radioterapia. È il progetto sul quale sta lavorando dal 2009 la ItelPharma, divisione radiofarmaceutica della Iitel srl di Ruvo di Puglia, nel barese, che il comitato di Piccola Industria di Confindustria Bari-Bat ha individuato come esempio di Pmi fortemente innovativa per la sesta edizione del Pmi Day 2015.

Insieme alla produzione di radiofarmaci, la società fondata da Leonardo Diaferia nel 1982 è impegnata, dal 2009, nel progetto Erha per la realizzazione di un sistema innovativo di protonterapia con tecnologia che Michele Diaferia,seconda generazione in azienda e ad della srl, definisce «unica al mondo e completamente made in Italy».

L’acceleratore della Itel – fatturato 2015 vicino ai 10 milioni di euro, 80 dipendenti, per il 60% laureati, età media 35 anni – segna il superamento della diagnostica convenzionale (Tac, Pec e risonanza magnetica) e di quelli con protoni, cioè le particelle radioattive,a fasci circolari in uso a Pavia e Trento perchè in Erha sono emessi in linea diretta, generando un fascio “sparato”, quasi fosse un cannone, esattamente sul bersaglio, cioè sui tessuti malati del paziente in cura. Con un margine di errore di 2 millimetri il “fascio” di protoni non colpisce prima o dopo il tessuto da curare, ma solo quello malato, riducendo così «dal 50 al 4%, come dimostra la casistica degli 80 centri di protonterapia esistenti nel mondo, la possibilità di provocare – spiega Michele Diaferia – nei 5 anni dalla conclusione dei trattamenti chemio e radioterapici, la comparsa di un altro tumore proprio come effetto collaterale».

Entro il 2016 il prototipo – risultato di un progetto di ricerca di quasi 15 milioni di euro finanziato per 6 dal Miur e che impegna da 6 anni un team di 30 tecnici di Itel, politecnico ed università di Bari - sarà validato per poi passare alla sua utilizzazione clinica. Per questo è necessario che l’acceleratore lineare venga spostato nel policlinico di Bari per essere testato e validato anche sul piano clinico, un risultato che deve impegnare le istituzioni sanitarie regionali «altrimenti – dice Leonardo Diaferia – lo porto altrove».

E qui sta quello che Alberto Baban, il presidente nazionale di Piccola Industria di confindustria che ha visitato la Itel, definisce «il paradosso del Sud. Ci sono poli produttivi di straordinaria specializzazione come Itel, eccellenza globale, con prospettive internazionali che però registrano ostacoli e rallentamenti. Dobbiamo invece normalizzare queste realtà incentivando questa parte del Paese e farle crescere più veloci». Un impegno sul quale si misura in particolare confindustria Bari-Bat. «Le Pmi innovative da noi ci sono – dice il presidente Domenico de Bartolomeo – e sono un riferimento forte nel tessuto produttivo. Dobbiamo sostenerle con decisione ancora maggiore pure dal punto di vista finanziario per consentire ai loro progetti di ricerca e sviluppo di realizzarsi e di rimanere solida realtà».

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