Economia

Conto alla rovescia per Arexpo

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Industria

Conto alla rovescia per Arexpo

  • –Giovanna Mancini

milano

Fino all’ultimo avevano sperato di ricevere il testo del decreto «Happy Days» approvato dal governo venerdì scorso, con la dichiarazione formale dell’ingresso del governo in Arexpo (proprietaria dei terreni di Expo 2015 Milano). In questo modo, i vertici della società avrebbero potuto cominciare a ragionare, già nel cda che si è svolto ieri, su come far fronte alla crisi di liquidità dell’azienda e sull’avvio della nuova governance, due punti di partenza essenziali per avviare il dopo-Expo.

Il testo non è arrivato, e il tempo rimasto è poco: martedì è prevista l’assemblea dei soci e, se il governo non formalizzarà il suo ingresso nell’azionariato, più volte assicurato, Arexpo sarà costretta a ricorrere a un aumento di capitale. «Siamo fiduciosi che la risposta del governo arriverà – ha detto al termine del cda il presidente di Arexpo Luciano Pilotti –, perché non è possibile pensare di dare vita all’ambizioso progetto presentato dal premier Renzi per il dopo Expo senza garantire una continuità aziendale almeno fino alla prossima primavera e un piano industriale entro giugno». Quello che i membri del cda chiedono al governo è solo la dichiarazione formale dell’ingresso in Arexpo: «Non è importante con quale cifra – precisa Pilotti – basterebbe la certezza di questo passaggio, con un finanziamento anche minimo, sotto forma di aumento di capitale o di prestito a fondo perduto, sufficiente a ripianare i debiti in scadenza con le banche e sbloccare 19 milioni di cui è necessario disporre in base ai contratti in essere».

Con il provvedimento di venerdì scorso, il governo ha infatti stanziato i primi 150 milioni promessi da Matteo Renzi per il progetto del dopo-Expo «Italia 2040», presentato dallo stesso premier lo scorso 10 novembre a Milano. Ovvero, la realizzazione all’interno di quell’area di un parco scientifico coordinato dall’Istituto italiano tecnologico (Iit) di Genova e destinato alla ricerca avanzata. Resta però da chiarire a che cosa, nel concreto, siano destinati questi fondi, se comprendano cioè alcune voci necessarie a rafforzare l’assetto societario e finanziario di Arexpo, attualmente gravata da 135 milioni di debiti (di cui 90 verso le banche: 9 da restituire entro l’anno), ma con una disponibilità limitata a circa 8 milioni. Prima fra tutte l’ingresso del governo nell’azionariato, attraverso una ricapitalizzazione oppure l’acquisto delle quote di Fiera Milano (il 27,6%), che da tempo ha fatto sapere di volersi sfilare. Non è chiaro, inoltre, se i 150 milioni destinati al dopo-Expo comprendano anche i 100 milioni di investimenti che, secondo il progetto «Italia 2014», l’Iit di Genova dovrebbe fare ogni anno per le attività di ricerca. Infine, il futuro dell’area Expo necessita di ulteriori 200 milioni, richiesti dall’Università Statale di Milano per trasferire parte delle facoltà scientifiche.

Il ritardo nella definizione di questi elementi preoccupa anche i soggetti pubblici e privati che, in questi mesi, hanno espresso la volontà di partecipare alla costruzione del dopo-Expo. Tra questi, il presidente di Assolombarda Gianfelice Rocca, promotore del progetto «Nexpo» per la creazione di un hub tecnologico. «Se non abbiamo il “motore del fare”, che è costituito dalla riforma di Arexpo, dalla nuova compagine azionaria, dalla ridefinizione di uno scopo sociale, dalla capitalizzazione, dalla nomina di un presidente e di un manager, oltre che dalla preparazione di un masterplan e di un businessplan in tempi brevi, vuol dire che stiamo progettando un meraviglioso futuro senza il motore per arrivarci», ha detto ieri Rocca. Il presidente degli industriali milanesi si è detto fiducioso sulla possibilità di creare un polo tecnologico-scientifico in cui l’Iit di Genova possa integrarsi con le «migliori potenzialità scientifiche di Milano, essere un tassello molto positivo per lo sviluppo dell’area». Proprio a questa integrazione punta la creazione di un comitato per il progetto Italia 2040 composto, oltre che dal direttore dell’Iit, anche dai rettori del Politecnico e della Statale di Milano.

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