Economia

La logistica fattore chiave per la competitività

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rapporto obi 2015

La logistica fattore chiave per la competitività

Il 70% delle imprese italiane si ritiene abbastanza competitivo, il 15% più che adeguato, mentre l'11% non si giudica all'altezza della concorrenza, a causa dei modesti tassi di innovazione tecnologica e di una scarsa capacità di cooperazione. Il settore delle costruzioni è quello in cui vengono rilevate le situazioni più critiche; viceversa quello dell'Ict ha i più alti livelli. In generale, le cause che limitano il potenziale competitivo delle imprese italiane sono costo del lavoro, inefficienza dei servizi alle imprese e difficoltà di accesso al credito. La fotografia scattata dal Rapporto Obi 2015 su Imprese e Competitività, presentato nell'ambito del Sorrento Meeting, la due giorni che si svolge all'Hilton Sorrento Palace, che dedica la sua quinta edizione al tema della logistica e della mobilità nel Mediterraneo, organizzata dall'Osservatorio Banche Imprese di Economia e Finanza in collaborazione con Assologistica, Confitarma, Fondazione Mezzogiorno Sud Orientale e Fondazione Mezzogiorno Tirrenico e con il sostegno del Comune di Sorrento.
Innovazione. Nel dettaglio l'indagine a campione valuta diversi fattori di competitività a partire dalla propensione a innovare. Nel 2014 il 51,5% delle imprese che ha effettuato investimenti produttivi ha introdotto innovazioni, percentuale che sale al 64%, secondo le previsioni, nel 2015. Al contempo, aumenta l'incidenza media che gli investimenti per innovazione hanno sul fatturato: dal 23,8% del 2014 al 25,2% previsto per il 2015.
Esportazioni. La ricerca evidenzia che il 40% delle imprese italiane è presente sui mercati esteri e per il 2015 si prevede un lieve incremento percentuale. Le imprese manifatturiere si distinguono per una propensione alla internazionalizzazione superiore alla media nazionale, con quota di fatturato medio realizzato sui mercati esteri paria circa il 41 per cento. Credito. Il ricorso al credito bancario di breve termine ed il finanziamento pubblico sono le modalità preferite nel Nord-Est, mentre il credito di lungo termine (in primis l'accensione di mutui) nel Nord-Ovest. Le maggiori criticità di finanziamento registrate al Sud hanno indotto le imprese a ricorrere con maggiore frequenza rispetto a quelle di altre macro regioni a strumenti di garanzia offerti dallo Stato. Inoltre nel 2014 si è verificato un incremento del ricorso al sistema dei Confidi (17,6% contro il 16% del 2013). Sono soprattutto le imprese edili a subire con maggiore intensità la stretta creditizia.
Politica monetaria. Per il 43% delle imprese italiane la politica monetaria espansiva condotta dalla Bce non sarà in grado di rilanciare il mercato del credito in Italia. L'indagine dell'Obi rivela che il 69,9% dichiara di non avere fatto ricorso ad alcuna risorsa pubblica, l'8,1% a finanziamenti a fondo perduto, il 17,2% a finanziamenti agevolati o contributi in conto interessi, il 3,9% al credito di imposta.

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