Si mette in moto la macchina delle gare per la distribuzione del gas. La scorsa settimana è stato pubblicato il primo bando da parte dell’Atem 2 di Udine, che raccoglie 18 comuni nei quali buona parte della rete del gas è oggi gestita dall’Amga (gruppo Hera). Entro la fine dell’anno dovrebbero arrivare a destinazione i bandi di altre importanti realtà. Come l’Atem Milano 1, che raggruppa 7 comuni la cui rete è in buona parte gestita da A2A. Il comune di Milano, stazione appaltante cui gli altri enti locali hanno delegato il compito di bandire la gara, ha approvato in questi giorni la delibera con gli indirizzi per definire il bando.
Nel frattempo gli atti relativi alla competizione sono stati inviati all’Autorità dell’energia, che dovrebbe concludere l’istruttoria in un mese.
In fase avanzata sono gli Atem di Trieste, Varese 2, Lecco 1, Brescia 3, Savona 2, Lodi 1, Monza e Brianza 1 e 2, Novara 1, che dovrebbero pubblicare i bandi nel primo semestre 2016.
Queste competizioni saranno probabilmente la strada attraverso la quale avverrà un consolidamento del mercato, oggi in mano a cinque player più importanti (Italgas, 2iRetegas, A2A, Hera e Iren) e poi a una miriade di piccoli operatori.
Una delle discriminanti per verificare la capacità di stare in gara è il valore assegnato alla rete, valore che l’operatore entrante dovrà versare all’operatore uscente. Questa somma, per la parte che si ammortizza durante il servizio, viene ripagato con i ricavi del servizio in concessione per 12 anni, mentre il resto sarà rimborsato alla fine. Nel caso dell’Atem Udine 2 questo valore è di 128 milioni, ma per Milano 1, considerate le maggiori dimensioni, dovrebbe essere attorno a 400-500 milioni. Non è un boccone alla portata di tutti. Certo, se a vincere la gara è il gestore uscente questo problema non si pone.
Ci sono altri paletti. «Tra i requisiti in base ai quali la gara viene aggiudicata — spiega Sergio Cereda dello studio Radice&Cereda, che è advisor degli Atem citati sopra — c’è anche la capacità di aver operato nella distribuzione gas o nei servizi pubblici locali raggiungendo fatturati e avendo servito clienti pari ad almeno la metà del servizio messo a gara. E ancora: l’aggiudicazione viene fatta in base all’offerta tecnica, che include il canone proposto ai comuni e agli investimenti in manutenzione, sviluppo e sicurezza. Ma eventualmente anche la capacità di proporre sconti sulle tariffe, seppure limitata dalle norme». È evidente che ha più possibilità di vincere la gara l’operatore con le spalle più robuste.
Per arrivare all’affidamento vero e proprio sono previsti tempi lunghi: l’affidamento del primo impianto di Udine 2 potrebbe avvenire non prima del 2017.
Ci sono, poi, anche risvolti occupazionali non secondari. Un decreto ministeriale ad hoc stabilisce che il subentrante debba rilevare i dipendenti dell’operatore uscente alle stesse condizioni economiche. Sussiste il dubbio che il passaggio comporti la chiusura del rapporto contrattuale precedente e una nuova assunzione.
Ciò pone due problemi, sui quali sono scese già in campo i sindacati. Il primo riguarda i differenti trattamenti contributivi previsti per i dipendenti delle ex municipalizzate, che hanno un fondo proprio, e quelli degli operatori privati, che sono regolati dall’Inps. E questo può comportare ricongiungimenti onerosi. Il secondo è legato alle nuove norme sul lavoro: un nuovo rapporto contrattuale fa rientrare i dipendenti nelle regole del Job Act, considerate meno tutelanti per i lavoratori.
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