Economia

Ferrovie, più utili e investimenti

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Trasporti

Ferrovie, volano i profitti (+60%). Il Governo studia il cambio al vertice

Ma non è solo questo. La crescita dei risultati prosegue nonostante le divisioni (interne all'esecutivo) sulle modalità di privatizzazione del gruppo e nonostante le voci insistenti di imminente ricambio al vertice. Voci che si sono rafforzate dopo l’incontro di tre giorni fa a Palazzo Chigi tra il premier Renzi, il ministro dell’Economia Padoan, il presidente di FS Marcello Messori e l’amministratore delegato Michele Elia. Il governo potrebbe cambiare nel giro di un paio di mesi chiamando alla guida del gruppo l’attuale ad di BusItalia, Renato Mazzoncini, che ha conquistato il sostegno di Renzi con la privatizzazione del trasporto locale fiorentino.

I risultati della gestione Fs sono, tuttavia, ancora in miglioramento. A fine anno - stando al preconsuntivo 2015 aggiornato al 18 novembre - Elia, potrà presentare un utile in crescita del 60%, da 303 milioni a 500, con i ricavi in ulteriore sviluppo da 8.390 a 8.500 milioni. Gli investimenti, a loro volta, segnano una forte accelerazione: dai 4,3 miliardi del 2014 ai 5,3 miliardi del 2015 (fra cui circa 3,4 in infrastrutture e 1,5 in materiale rotabile) con una quota di autofinanziamento al 39% e una proiezione a 6,5 miliardi del budget 2016, anche per effetto dello sblocco delle grandi opere, a partire dalla Napoli-Bari e dalla rete siciliana su cui Elia veste pure i panni di commissario di governo.

È stato anche sbrogliato il nodo del trasporto regionale e pendolari in dieci regioni su 17 (altre 4 sono in trattativa), con il rinnovo dei contratti di servizio che garantiranno un fatturato annuo dell'ordine del 1.640 milioni e l'acquisto di nuovi treni con un investimento di 1,87 miliardi, mentre il business dell'Alta velocità ha cominciato ad avvalersi dell'apporto del nuovo Frecciarossa 1000‎. A confermare una gestione che non subisce frenate, ci sono pure 1.700 assunzioni di cui 150 relative a giovani laureati (80 sono ingegneri).

Sul fronte strategico, il piano industriale di Elia (ereditato nella impostazione da Mauro Moretti) ha bisogno di una rimessa a punto sui numeri dei ricavi (per Rfi) e dei costi (per Trenitalia) per tenere conto dell'effetto ‎della rivoluzionaria delibera dell'Autorità per i trasporti che mercoledì scorso ha dettato i nuovi criteri per il calcolo dei pedaggi di accesso alla rete.

Sugli obiettivi prioritari - anche di riorganizzazione interna - Elia spinge per rilanciare il business e chiudere alcune operazioni chiave in tempi stretti: razionalizzazione dell'attività di trasporto merci e logistica in un'unica entità, per mettere mano all'irrisolto nodo del cargo; razionalizzazione del trasporto pubblico locale con una maggiore integrazione di ferro e gomma e il tentativo di espansione nei servizi pubblici su gomma urbani, oltre il caso dell'Ataf Firenze; razionalizzazione di R&S in un'unica struttura; internazionalizzazione concentrata in una struttura dedicata.

Uno dei risultati che Elia rivendica con orgoglio è, per altro, proprio l'espansione nel fatturato estero che ormai rappresenta il 12% del totale, con la partecipazione a progetti europei (Parigi-Bruxelles, Madrid-Barcellona, Amburgo-Francoforte e tratte tedesche del sudu, Alta velocità inglese) ed extra-europei (a Singapore-Kuala Lampur, in Arabia Saudita, Oman, Sudafrica e Bbrasile). Fs puntano comunque su questi quattro settori strategici per un forte aumento della marginalità, in modo da espandere l'ebitda che invece nel 2015 segnerà una leggera flessione, passando da 2.013 a 1.900 milioni soprattutto - dicono le Fs - per un peggioramento delle condizioni normative.

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