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Dossier Innovazione e dinamismo le basi per la ripartenza

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Piemonte

    Innovazione e dinamismo le basi per la ripartenza

    Addetto del gruppo tessile Miroglio durante una fase di lavorazione
    Addetto del gruppo tessile Miroglio durante una fase di lavorazione

    Andrea Romiti è appena ritornato da Seattle. Solo una omonimia con il Cesare della Fiat anni Ottanta. È un imprenditore quarantenne. Negli States è andato a trattare con la Boeing come key cluster leader di Aencom, “fabbrica verticale” nata poco prima dell’estate. Tredici Pmi dell’aerospazio con in totale 900 dipendenti e 140 milioni di fatturato. E un solo front office. Hanno già portato a casa una commessa con AvioAero per un “dimostratore tecnologico di un nuovo modulo di turbina”. Sono seguiti dal progetto Torino Piemonte Aerospace gestito dal Centro estero per l’internazionalizzazione. C’è la coda per farne parte.

    Ecco l’immagine di un territorio che vuole fare squadra e si ostina a competere. Il Piemonte dell’economia reale ritorna a correre? Forse è presto per dirsi fuori dal tunnel. Nel terzo trimestre la produzione industriale risulta stabile (variazione tendenziale del +0,1%). Percentuale striminzita? Va letta positivamente secondo Unioncamere Piemonte, che ieri ha diffuso la congiunturale che elabora insieme a Confindustria Piemonte, Intesa Sanpaolo e Unicredit: il dato del terzo trimestre, argomentano, segue la crescita del 2,2% registrata nel secondo e la leggera battuta d’arresto dei primi tre mesi dell’anno (-0,4%). Considerando i primi nove mesi del 2015, la manifattura esprime una dinamica espansiva (+0,6%), seppur con intensità discontinua: polso ancora debole, ma rinfrancanti le indicazioni sullo stato di salute del comparto. Gli ordinativi crescono sui mercati sia interno (+0,4%) sia estero (+1,5%). L’export va: nel primo semestre 2015 è stato a quota 23,328 miliardi (+9,7% sull’analogo periodo precedente); e già nel 2014, a consuntivo, era a 42,770 miliardi (+3,3% sul 2013).

    Insomma, il Piemonte – che vanta un Pil a prezzi correnti tra i 126 e i 127 miliardi di euro e circa 445mila imprese attive sul territorio – ha ancora un mucchio di guai: la coda della lunga crisi con dolorosi esuberi a macchia di leopardo, la Regione senza risorse zavorrata da tagli e debiti, gap infrastrutturali, disagio sociale. Ma c’è sicuramente un bicchiere mezzo pieno: metamorfosi dinamica per gruppo Fca e turismo di ogni tipo; nuove frontiere delle tecnologie e della ricerca con università e Politecnico. E, soprattutto, l’innovazione brilla e la voglia di fare scorre nelle vene di giovani e meno giovani.

    Nella provincia “Granda” di Cuneo, per esempio, c’è la Miroglio: 15 milioni di investimenti in innovazione tecnologica in chiave ecosostenibile negli ultimi anni, una governance rinnovata, la svolta “green” del tessile con la stampa digitale affiancata alle linee tradizionali a cilindri. A Guarene, con la Sublitex creata appositamente, viene prodotta “carta transfer” che sta aprendo nuove straordinarie applicazioni: nell’edilizia, nell’arredamento, negli accessori. Il disegno viene prima impresso su carta da stampanti digitali veloci, ad altissima definizione e con inchiostri non inquinanti, e poi – per sublimazione a oltre 200 gradi – riportato su vari materiali o sul tessuto di poliestere nei capi di moda. Sempre nel Cuneese, a Revello, la piccola Giletta ha brevettato un nuovo veicolo spargisale aeroportuale che con una sola passata riesce a completare qualsiasi pista perché si apre fino a una larghezza di 40 metri.

    Non basta? A Torino c’è l’Environment park, parco scientifico e tecnologico per l’ambiente, dal 2000 nell’ex area industriale della zona “Spina 3”, poco lontano dalla nuova stazione di Porta Susa e dal grattacielo di Intesa Sanpaolo. Spa ad azionariato pubblico (presidente Mauro Chianale, ceo Davide Canavesio), ha visto in 15 anni 209 aziende insediate e 67 start up avviate. In Envipark c’è un progetto curiosissimo – il Poliwine – una filiera a km zero per la produzione di cosmetici a base di uve piemontesi. Ed è iperattivo Polight, uno dei poli d’innovazione piemontese, creato nel 2009 e con più di 160 aziende aderenti (investimento complessivo in R&S di oltre 28 milioni di euro). Per non parlare di aziende biellesi come la De Martini, forse sconosciuta ai più, ma leader nel mercato Usa delle ragnatele di tessuto per Halloween. O delle imprese torinesi che da ieri – su iniziativa dell’Unione industriale – vanno a “scuola di digitale” per migliorare business e competitività.

    Forti, no? «Forti», dice convinto Gianfranco Carbonato, tornato da incontri d’affari in Cina, Germania e Stati Uniti. Imprenditore nel settore dei beni d’investimento, è presidente di Confindustria Piemonte. Sfoglia il report del suo ufficio studi zeppo di numeri. «Migliora il clima di fiducia – osserva –, ma servirebbero nuovi investimenti. Abbiamo università di eccellenza, una Torino turistica e accessibile, una supply chain invidiabile. La Regione non naviga in buone acque, ma se trovasse le risorse per riqualificare le aree industriali dismesse diventeremmo più appetibili per gli stranieri...». «Certo – risponde l ’assessore piemontese all’Industria Giuseppina De Santis –: il tema c’è e potrebbe anche favorire il reshoring. Ma dobbiamo fare i conti, tutti, con costi pesanti. Il nostro impegno non manca: stiamo rifinanziando (fino a otto milioni) i contratti di insediamento».

    Interviene Ferruccio Dardanello, presidente di Unioncamere Piemonte: «I dati del terzo trimestre ci restituiscono un Piemonte che può vantare una crescita stabile della produzione industriale – spiega –. È il momento in cui bisogna continuare a mettere in campo politiche regionali di sviluppo per le nostre imprese». Conclude: «L’economia ripartirà per la qualità delle cose che facciamo. I frutti delle politiche li vedremo più avanti. Non sottovalutiamo le unificazioni territoriali: il Nord-Ovest è omogeneo e si affaccia sul Mediterraneo, porta straordinaria di commerci, ora che Suez è al raddoppio». Il Piemonte non si arrende. La deindustrializzazione feroce, descritta da Luciano Gallino (sociologo di formazione olivettiana, scomparso da poco) potrebbe trovare delle alternative.

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