Economia

Nessuna Europa senza dialogo sul lavoro

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rinviato l’incontro di bruxelles

Nessuna Europa senza dialogo sul lavoro

A Bruxelles era previsto il convegno “What future for the social dialogue in Europe?”, promosso dall'European Policy Centre - fondazione presieduta da Herman Van Rompuy -in collaborazione con Think-in . Tra gli ospiti dell'evento, oltre a Jens Thau (Presidente del comitato affari sociali della Federazione delle Banche Europee), anche gli italiani Sandro Pettineo (policy adviser di Eurociett) e Luca Visentini, neoeletto segretario generale della Confederazione Europea del Sindacato.

L'allerta massima nella capitale belga ha fatto sì che l'iniziativa sia stata rinviata.
Si sarebbe voluto parlare del ruolo del dialogo sociale per la crescita dell'economia europea. In una società duramente e strutturalmente colpita dalla disoccupazione, in particolare l'Europa del Mediterraneo, il sindacato è chiaramente un interlocutore privilegiato: il lavoro è, infatti, quella necessaria “cerniera” che tiene insieme società civile e istituzioni, senza la quale la democrazia fatica a mantenere stabilità.

Per svolgere questo compito al meglio, i soggetti di rappresentanza hanno bisogno di riallinearsi ad un nuovo paradigma; sono infatti cambiati molti fattori che naturalmente incidono sulla rappresentanza e sulla contrattazione collettiva. Nelle economie avanzate (Germania e Gran Bretagna ad esempio), le recenti trasformazioni del lavoro sono avvenute in modo piuttosto partecipato dalle Istituzioni e dalle forze sociali; in altri paesi, e il caso italiano è tipico, la conflittualità e la mancanza di una visione comune hanno di molto rallentato questo processo che non poteva non seguire ai cambiamenti strutturali dell'economia.

La forte ondata di populismo e di anti-politica che, in Italia come in Europa, presenta livelli di consenso tutt'altro che marginali, è un fatto significativo che rappresenta un'avvisaglia da non sottovalutare e che, nelle sue espressioni più estreme, delegittima anche le Parti Sociali.

I ritardi dei soggetti di rappresentanza vanno superati; il loro rigenerarsi, nonché il loro riproporsi, paiono oggi necessità fondamentali per la tenuta del sistema e per le risposte che la politica deve dare alla società civile oltre le politiche di bilancio: la politica non può essere stretta tra il rigore dei conti e il populismo.

E' ciò che emerge dalla pubblicazione di Think-in “No Europe without social dialogue” (edita da Guerini e Associati) e dai contributi di Marco Bentivogli (Segretario Generale Fim-Cisl), Maria Grazia Gabrielli (Segretario Generale Filcams-Cigl), Marco Gay (Presidente Giovani Imprenditori Confindustria) e Lucia Grossi (Segretario Generale UilTemp-Uil) che si esprimono sulle necessarie trasformazioni dei soggetti di rappresentanza.

Come si diceva, l'appuntamento è rinviato. Ma la difficile situazione offre uno spunto ulteriore sul tema del dialogo sociale: vincere il terrorismo jihadista sarà un'impresa dura che non può non passare, anche, da un vero processo di integrazione sociale. Ora che la comunità islamica sta iniziando a prendere le distanze dal terrorismo, questo processo va incoraggiato e va aiutato: il dialogo e le forze sociali possono dare un contributo importante.

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