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Ilva, istituzioni in pressing sullo stop dalla Svizzera di 1,2 miliardi…

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SIDERURGIA

Ilva, istituzioni in pressing sullo stop dalla Svizzera di 1,2 miliardi dei Riva

Ilva, riparte il pressing sul Governo di Regione Puglia e istituzioni locali dopo che il Tribunale di Bellinzona ha bloccato il rientro dalla Svizzera all’Italia del miliardo e 200 milioni sequestrato ai Riva che deve essere impiegato nei lavori ambientali del siderurgico di Taranto. Malgrado vi sia più d’una legge che disponga questa finalizzazione delle risorse, l’operazione, sin dall’inizio, si è rivelata complessa.

Tuttavia negli ultimi mesi era tornato un po’ di ottimismo ed esponenti del Governo e dell’Ilva davano per prossimo lo sblocco dei fondi. L’altolà dei giudici svizzeri apre invece uno scenario diverso, anche se la vicenda non è chiusa definitivamente in senso sfavorevole all’Ilva.
La Procura di Zurigo, che aveva già detto sì al rientro del miliardo e 200 milioni, potrà infatti impugnare il verdetto del Tribunale e anche Governo e Ilva stanno leggendo la sentenza di 80 pagine e vedere quali passi fare. Due, intanto, le richieste avanzate in sede locale. La prima è un confronto col Governo per capire come vuole muoversi, l’altra è che il cammino dell’Autorizzazione integrata ambientale non sia interrotto o rallentato perchè sono ancora da farsi investimenti importanti, dalla copertura dei parchi minerali al rifacimento dell’altoforno 5. E solo una realizzazione completa delle prescrizioni ambientali entro agosto 2016 daranno all’Ilva il lasciapassare per tornare a produrre 8 milioni di tonnellate di acciaio l'anno e avere così nuova competitività e conti migliori rispetto ad oggi.
«Il presidente del Consiglio dica qual è la strategia alternativa sull’Ilva – dichiara il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano –. Chiederò a Renzi di sapere cosa sta accadendo perchè è evidente che su quella somma si puntava in modo decisivo per attuare il piano dell'Aia». E a proposito di un maggiore ruolo del Governo, Emiliano si tiene cauto: «Non è semplice – afferma – perchè nel settore dell’acciaio non sono ammessi i contributi statali».

«Non possiamo rinunciare al risanamento ambientale dell’Ilva e non possiamo chiudere lo stabilimento siderurgico» afferma il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo. «Governo e Parlamento – prosegue Cesareo – devono quindi fare in modo che gli
800 milioni di garanzia statale sul nuovo prestito che l’Ilva contrarrà, siano confermati nella legge di Stabilità e diventino subito una misura efficace». Anche per Cesareo la partita giudiziaria non è chiusa ma adesso «è importante che l’Ilva sia messa nelle condizioni di ottenere e spendere gli 800 milioni di prestito garantito dallo Stato. Probabilmente lo Stato dovrà attendere più tempo per rientrare in possesso della garanzia data, ma l’Ilva è questione il cui rilievo ambientale, industriale, occupazionale e sociale, penso non sfugga a nessuno».
«Sapevo che non era facile e avevo anche colto qualche preoccupazione – dice il sindaco di Taranto, Ezio Stefàno –. Non entro nel merito giuridico, ma dico che un anno fa il Governo, mettendo in cantiere un’altra legge, ha colto la necessità di dare una svolta al problema dell’Ilva. Ora sia quindi il Governo a garantire gli investimenti necessari. L’Unione Europea ce lo contesterà? Dovremo dirgli che l’Ilva è anzitutto un enorme problema ambientale e di tutela della salute dei cittadini da risolvere».

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