Pelle rigenerata attraverso le staminali. Oppure plastiche prodotte da batteri e totalmente biodegradabili. O ancora curvatura a freddo del vetro per la costruzione di facciate di edifici hi-tech. Chiesi, Bio-on e Focchi sono solo tre esempi, tre storie tra le tante che testimoniano la vitalità del sistema imprenditoriale italiano sul fronte dell’innovazione. Non solo follower, dunque, ma anche capacità di produrre e proporre innovazioni di rottura, con la possibilità di vincere non solo in Italia ma anche oltreconfine.
Farmaci salva-vita
«Già da una decina d’anni - spiega Andrea Chiesi, director R&D Portfolio di Chiesi group - ci siamo chiesti come affrontare il futuro, che per una azienda farmaceutica è evidentemente in continua evoluzione». La risposta del gruppo è stata quella di concentrarsi pesantemente sulle attività di ricerca, proseguendo sull’innovazione di prodotto in aree sempre più complesse,«perché - spiega Chiesi, parafrasando ciò che accade in agricoltura - i rami bassi sono già stati raccolti».
La sperimentazione si è concretizzata in numerose aree, alcune sviluppate grazie a spin-off universitari, un modo per mettere a sistema le diverse competenze del territorio. Grazie a queste collaborazioni, ad esempio, Chiesi è stata in grado di sviluppare il primo prodotto al mondo basato su cellule staminali in grado di ricostruire le cornee umane “offese” dal fuoco. Altra sperimentazione avanzata, quella che porta a guarire in modo definitivo una rara malattia della pelle che colpisce i bambini, e che in assenza di cure porta inevitabilmente alla morte. «I nostri obiettivi - spiega Chiesi - erano quelli di puntare alla crescita e allo sfruttamento della trasversalità della conoscenza, perché la ricerca non sempre si può fare in solitudine».
Microbi factotum
«Siamo partiti da una ex-conigliera, oggi siamo in borsa». Percorso suggestivo quello raccontato da Marco Astorri, presidente di Bio-On, azienda che è stata in grado di rispolverare un’invenzione vecchia di 100 anni e mai sfruttata integralmente per arrivare a produrre plastica da scarti agricoli. La fermentazione di alcuni scarti, come canna da zucchero, barbabietola, effettuata attraverso microbi, porta infatti alla produzione di plastiche di altissima qualità, totalmente biodegradabili. «Vedete - spiega Astorri alla platea dell’Opificio Golinelli nella giornata di esordio del Viaggio nell’Italia che Innova avviato dal Sole 24 Ore con Confindustria e in collaborazione con EY - questa lampada di Philippe Starck prima era fatta in policarbonato, oggi attraverso i “nostri” microbi».
Invenzione che porta l’azienda a commercializzare la licenza in tutto il mondo, con 12 trattative aperte per la realizzazione di altrettanti impianti di produzione. «Dai caroselli di Bramieri con il Moplen - spiega Astorri - la strada è stata tanta e la nostra storia dimostra che non necessariamente un’azienda possa innovare attraverso la produzione, noi non lo facciamo. Eppure, partendo da una conigliera, oggi siamo quotati in borsa».
Non solo design
Partita 101 anni fa costruendo aratri in acciaio, oggi Focchi è leader internazionale nella costruzione delle pareti esterne de edifici di grande complessità. Tra i punti di forza dell’azienda vi è ad esempio la capacità di curvare a freddo grandi superfici vetrate, in modo da consentire ai designer , agli ingegneri e agli architetti, la sperimentazione di soluzioni nuove. Di Focchi è ad esempio il progetto per la Borsa di Londra, così come del nuovo edificio della City totalmente in vetro battezzato Can of Ham, scatola di prosciutto. «Per arrivare a mettere a punto questa lavorazione -s spiega l’ad di Focchi group Maurizio Focchi - abbiamo lavorato per oltre un anno. È una novità tecnologica rilevante, che consente di sviluppare geometrie complesse. Come si continua a crescere? Facendo ricerca, sviluppando nuove soluzioni e andando a venderle in un numero maggiore di paesi nel mondo».
Mungitura hi-tech
L’innovazione è possibile anche in settori tradizionali, come ad esempio quello della mungitura. «E la nostra capacità di innovare - racconta il direttore generale di InterPuls Gabriele Nicolini - è stata la motivazione principale che ha convinto un grande gruppo multinazionale a rilevarci, facendo però della nostra azienda il centro di ricerca mondiale del gruppo. Come alimentiamo l’innovazione? Anzitutto con le competenze: il 20% nel nostro personale è laureato in materie scientifiche».
Innovare ogni giorno
«Noi - spiega Gianluigi Viscardi - inventiamo una nuova macchina di montaggio ogni giorno». Niente standard, niente peroduzione di serie per Cosberg, solo produzioni ad hoc per produrre macchine in grado di montare gli oggetti più disparati: dagli orologi alle guide per cassetti, dagli interruttori per la luce ai freni per auto. «Per farlo - spiega il fondatore - investiamo il 12% dei ricavi in ricerca e sviluppo e soprattutto condividiamo e registriamo ogni passo avanti: il nostro valore è nel know-how delle nostre 100 persone. In effetti, il nostro paese è già dentro la quarta rivoluzione industriale, siamo già capaci di fare queste cose».
Diagnosi precoci
«In pochi anni, abbiamo investito 14 milioni di euro, non pochi per una start-up in Italia». Cifre, quelle di cui parla Davide Dettori, fondatore di IM3D, serviti per megliorare le diagnosi precoci di alcune forme di tumore. Soluzioni leggere e poco invasive, che hanno già portato ad una tecnologia ad hoc per prevedere il tumore all’intestino, tra i più letali. «Gli investimenti - spiega l’imprenditore - sono serviti anche per la validazione clinica, con test che hanno riguardato 55mila pazienti». Risultati, ancora una volta, raggiunti grazie alla nuova disponibilità di tecnologie, in particolare nella condivisione dei dati. La diagnostica è stata infatti condivisa con forme di teleradiologia, con le immagini trasmesse a distanza in modo da essere valutate. «Oggi - spiega Dettori - questa diagnosi è fattibile in tre secondi, rispetto ai 20 minuti precedenti. La nuova frontiera? Una mammografia 3D avanzata per la diagnosi precoce del tumore al seno».
Speed e Velocity
D’accordo, innovare. Ma in quale direzione? E la differenza, per il ceo di Dallara Andrea Pontremoli, non è affatto marginale, perché puoi essere molto veloce, ma se giri in tondo non serve a molto. «Negli anni ’50 - spiega - bastava un capo inventivo, lui aveva le idee e poi le comunicava. Oggi questo modello non basta più, serve un’organizzazione piatta, che valorizzi anche l’errore, è necessario che le idee siano condivise, altrimenti le novità si bloccano». Enzo Ferrari, ricorda Pontremoli, aveva una stanza dedicata agli errori, che rappresentano in realtà momenti di crescita. Internet, aggiunge Pontremoli, per citare Totò è una grande “livella”, un modo per ripartire da zero e consentire all’Italia di tornare ad essere quella di una volta. Il simulatore di guida progettato da Dallara segue questo schema, con l’indicazione di un obiettivo, poi modificato in corsa sulla base di ciò che si imparava di volta in volta. «Le tecnologie - spiega Dallara - sono elementi abilitanti, ma poi occorre sempre mettere la persona al centro, con la sua capacità di mettere insieme gli elementi: è qui che serve uno sforzo di formazione, è qui che si può migliorare il rapporto tra scuola e impresa».
A 21 anni il primo brevetto
«Non si innova per decreto legge, ma per attitudini personali». Franco Stefani, fondatore di System, leader mondiale nei macchinari per ceramica e logistica ne è convinto, per esperienza diretta. Lui stesso, a 21 anni, ha realizzato il primo brevetto, il primo di una lunga serie da parte dell’azienda, oggi diventato un colosso mondiale: 1100 addetti in Italia, altri 600 all’estero, un giro d’affari che nel 2015 supererà i 500 milioni di euro. «E quello che ho capito - spiega - è che la mia azienda è il miglior investimento possibile, io non ho mai tirato fuori un dividendo, ho sempre reinvestito tutto, pagando - e lo dico con orgoglio - nel corso degli anni 150 milioni di euro in tasse. L’Italia resta un paese meraviglioso: magari altrove fare impresa è più facile ma non ci sono tutte le qualità che può offrire questo paese. Cerchiamo di mantenerlo, così con questo successo».
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