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    VIAGGIO NELL’ITALIA CHE INNOVA

    Dieci eccellenze che raccontano il futuro 4.0 della manifattura

    8/10 Dieci eccellenze che raccontano il futuro 4.0 della manifattura / Bio-plastiche

    Gli scarti saccariferi che diventano lampade
    Una storia da Silicon Valley, ma che invece ha come teatri una conigliera, a Minerbio in provincia di Bologna, e una pista da sci sulle Dolomiti. «L’idea ci è venuta semplicemente ascoltando l’esigenza dei comprensori sciistici per i quali l’azienda di cui facevamo parte produceva chip per gli sky pass. Ci chiedevano se esisteva un prodotto che non fosse né carta, né plastica per gli sky pass. Bisognava anche porre rimedio all’abbandono di quelle tesserine dappertutto».
    Eccola la scintilla. È nel 2007che Marco Astorri e Guy Cicognani decidono di abbandonare l’elettronica per dedicarsi allo sviluppo dei biomateriali. «Abbiamo iniziato in una conigliera. Oggi con Bio-on – dice il presidente Astorri – siamo in Borsa e la nostra azienda capitalizza 230 milioni». Tanto per intendersi: un anno fa all’esordio all’Aim la capitalizzazione era di 60 milioni. «Dopo aver liquidato le quote della nostra azienda abbiamo iniziato a studiare e abbiamo scoperto nei biopolimeri un mondo. Curioso perché era anche parzialmente esplorato, ma non messo a frutto». Questa, se vogliamo, è la fortuna della bolognese Bio-on che ha progettato e brevettato la prima plastica “Phas “al mondo completamente bio-based e al 100% biodegradabile naturalmente in acqua e nel suolo senza l’utilizzo di solventi chimici. Niente mais o altri alimenti (questa è la particolarità) nel processo produttivo. Tutto viene fuori dalla fermentazione naturale di batteri alimentati dagli scarti dell’industria saccarifera. «Vedete – spiega Astorri durante il suo intervento all’Opificio Golinelli di Bologna – questa lampada di Philippe Starck prima era fatta in policarbonato, e oggi grazie alla melassa delle barbabietole raccolte a Minerbio». Alcuni studi erano già stati fatti in Francia, ma senza aver portato a produzioni di qualche tipo. Da qui l’acquisto di qualche brevetto e la decisione di non mettersi a produrre, ma di fare business vendendo le licenze per impianti. «Ne abbiamo vendute già due – dice Astorri – in Francia e in Brasile. Contiamo di raddoppiare il prossimo anno». Intanto il fatturato è già atteso fra 6 e 7 milioni a fine 2015 e 15 milioni nel 2016.

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