Economia

Due fronti strategici aperti per Palazzo Chigi

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Industria

Due fronti strategici aperti per Palazzo Chigi

  • –Paolo Bricco

Il Governo, impegnato ad elaborare il profilo giuridico del bando per la cessione dell’Ilva, ha adesso due fronti strategici da seguire con attenzione. Il primo italiano. Il secondo europeo. Il primo riguarda il lavoro sugli industriali italiani dell’acciaio – in particolare Arvedi e Marcegaglia – che a vario titolo (il consolidamento del mercato e il conferimento di competenze manageriali) potrebbero essere coinvolti. Un lavoro che si incrocia con la definizione di che cosa Claudio Costamagna, su “richiesta” di Palazzo Chigi, potrà (o dovrà) fare con la Cassa Depositi e Prestiti per sostenere imprenditori siderurgici di antico lignaggio ma, usando una espressione del Novecento da cui queste famiglie provengono, senza troppe lire da mettere nell’Ilva. Il secondo, invece, riguarda il fronte comunitario, che finora sotto il profilo delle politiche e del lobbying ha visto il nostro Paese fragile e disunito, pronto ad assumere le vesti di vittima sacrificale su cui scaricare una riduzione istantanea di un quinto della sovraccapacità produttiva comunitaria, stimata in cinquanta milioni di tonnellate all’anno.

Chiudi l’Ilva, con il suo potenziale di 10 milioni di tonnellate all’anno, e la sovraccapacità produttiva consolidata dell'Europa scende appunto di un venti per cento. Pazienza per il cratere sociale ed economico che si aprirebbe a Taranto e per la disarticolazione definitiva degli equilibri commerciali della manifattura italiana (già ormai compromessi, come spiega bene in questa pagina Matteo Meneghello). In uno scenario tanto ostile, il primo fattore critico sono i 300 milioni di euro stanziati dal Governo. L’ombrello giuridico è l’assicurazione che si tratta di un prestito che dovrà essere restituito. Il che non alleggerisce il profilo di una finanza di impresa ormai da tempo ultra-patologica e anzi rappresenta una ulteriore voce dissuasiva per qualunque investitore. A marzo lo Stato aveva conferito la sua garanzia su 400 milioni di euro. A ottobre su 800 milioni. Il Governo dovrà essere molto persuasivo, qualora qualcuno a Bruxelles adombrasse adesso il mascheramento sotto forma di prestito di un aiuto di Stato.

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