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Fiera di Genova mette in mobilità tutti i dipendenti

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Fiera di Genova mette in mobilità tutti i dipendenti

Imagoeconomica
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Momento difficile per la Fiera di Genova, costretta a mettere in mobilità tutti i suoi 40 dipendenti e ad avviare l’ennesimo piano di ristrutturazione aziendale per far fronte all’indebitamento.

Ieri l’assemblea dei soci della spa, controllata dal Comune di Genova col 35,17%, al quale si aggiunge il 19,95% della Città metropolitana (gli altri azionisti sono la Regione Liguria col 26,02%, la Cciaa col 16,38% e l’Autorità portuale, col 2,47%), ha registrato la disponibilità del Comune stesso a intervenire, mettendo sul piatto 4,6 milioni di euro complessivi.

I debiti della società ammontano, tra quelli a breve, medio e lungo termine, a una cifra vicina ai 9-10 milioni (circa 4 verso i fornitori, altri 3 per sanare un contenzioso con Coopsette e 2 circa per un mutuo a lungo termine sulla tensostruttura della darsena), ma bisogna anche tener conto di uno squilibrio economico relativo alla gestione ordinaria che porta a un disavanzo di circa 2 milioni l’anno. Nel 2015, peraltro, il bilancio della Fiera dovrebbe chiudere a -2,8 milioni.

La crisi della spa è stata provocata in gran parte dai costi dovuti alla costruzione del padiglione B disegnato da Jean Nouvel (inaugurato nel 2009 e pagato 43 milioni) e dalla crisi della nautica che ha portato a una fortissima contrazione delle entrate provenienti dal Salone nautico, principale manifestazione della Fiera (che negli ultimi due anni è stato gestito direttamente da Ucina, attraverso la società I Saloni Nautici, il che ha escluso Fiera dall’organizzazione).

In tutto questo, il Comune di Genova ha riconosciuto di essere debitore, nei confronti della spa, del costo di costruzione del padiglione “B”. È stato così avviato un piano di risanamento della società, che ha anche ridotto il numero di dipendenti (allora 57), e si è sviluppato grazie all’acquisizione, da parte della Spim (società di gestione del patrimonio immobiliare del Comune) dei padiglioni “C” e “S” della Fiera.

Mossa che ha consentito al Comune di estinguere il mutuo da 18 milioni della spa con Bnl, acceso per il padiglione di Nouvel. Inoltre la giunta guidata dal sindaco Marco Doria ha deciso, per sanare altri 16 milioni di debito che restavano, sempre per il “B”, di concedere quel padiglione, nonché il “D”, in locazione alla Fiera, senza versare il canone, per tanti anni quanti ne servono a estinguere il debito restante del Comune.

Si era stabilito, quindi, che la compensazione relativa a quella parte di costi di realizzazione del “B” corrispondesse a una locazione fino al 2034. Grazie a questo impianto, la Fiera ha chiuso l’esercizio 2014 in sostanziale pareggio. Ma ciò non è bastato a garantire la ripresa della società, da pochi mesi presieduta da Ariel Dello Strologo, alla guida anche di Porto Antico spa.

Ieri, dunque, il Comune ha dato la disponibilità a modificare il contratto di locazione delle aree attualmente in uso alla Fiera, anticipandone la prevista scadenza dal 2034 al 2029. Questo consentirà di smobilitare a breve un importo pari a oltre 4 milioni, ai quali si aggiunge il rimborso di 600mila euro per le spese di smontaggio e rimontaggio del portale d’ingresso, anticipate da Fiera di Genova per i lavori del primo lotto di copertura del torrente Bisagno.

Grazie a questi 4,6 milioni, spiega Dello Strologo, «Fiera di Genova potrà impostare un piano di ristrutturazione aziendale finalizzato al risanamento e al mantenimento della propria attività. Si tratta, quindi di un risultato importante che non apporta, però, benefici alla gestione ordinaria dell’attività della spa, che mantiene inalterato il proprio squilibrio economico, stimato in circa 2 milioni l’anno. E costituito in larga parte da un eccesso di costo del personale».

Perciò la società ha manifestato, si legge in una nota, «l’intenzione di ricorrere alla procedura di mobilità per tutti i 40 dipendenti. Un percorso obbligato che consentirà, nei 75 giorni previsti dalla legge, di lavorare congiuntamente ai soci per individuare possibili soluzioni e salvaguardare il maggior numero di posti di lavoro».

L’obiettivo finale, chiarisce ancora Dello Strologo, è capire «quali dipendenti potranno essere prepensionati, quali ricollocati dai soci di Fiera e quali (non più di 10-15, ndr)presi in considerazione come personale di riferimento per un ramo di azienda che potrebbe essere preso dalla Porto Antico». L’intera operazione Fiera mira, infatti, ad arrivare a una cessione di ramo d’azienda, per far sì che le attività fieristiche passino sotto l’ala della Porto Antico senza il peso degli attuali squilibri economici.

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