Economia

Bonificare l’amianto per rilanciare l’edilizia

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sicurezza e ripresa

Bonificare l’amianto per rilanciare l’edilizia

Il rilancio del comparto edile, imprescindibile per una ripresa vera dell’economia italia, passa anche dagli interventi per mettere in sicurezza gli edifici contaminati dall’amianto. Ma gli interventi, sostenuti dalle istituzioni, sono talmente lenti che per Ermira Behri, la segretaria nazionale della Fillea Cgil che è intervenuta ad un convegno torinese sul rischio amianto, «occorreranno 85 anni per smaltire l’amianto ed eliminarlo dalle nostre vite».

Un tempo inaccettabile, anche perché nel frattempo si continua a morire. In Italia al ritmo di 4mila vittime all’anno, con il rischio che il picco dei decessi si raggiunga nel 2020. Un rischio, quello dell’amianto, scoperto in Germania nel corso della seconda guerra mondiale, eppure ignorato ancora per decenni. Secondo Behri in Italia ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di materiali compatti contenenti tale sostanza e molte tonnellate di amianto friabile in numerosi siti contaminati, non solo industriali, sia pubblici sia privati. I siti censiti ufficialmente sono 44mila, ma per Fillea si tratta di numeri sottostimati poiché solo in Piemonte i siti contaminati da amianto sono 23mila e 14mila nelle Marche. Behri sottolinea come l’estensione sia pari a 2,5 miliardi di metri quadrati.

Un problema che riguarda anche 2.400 scuole da bonificare in tutta Italia. Diventa dunque urgente intervenire. E gli investimenti per le bonifiche servirebbero anche a rilanciare il settore dell’edilizia che potrebbe trovare un’opportunità nella “rivoluzione verde” del modello produttivo, puntando sulla sostenibilità. Behri sostiene la necesità di interventi per la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente, migliorando anche il rendimento energetico degli edifici mentre si tutela la salute pubblica e si creano «centinaia di migliaia di posti di lavoro».

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