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Un 2015 positivo per i box office

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Industria

Un 2015 positivo per i box office

  • –Andrea Biondi

Le presenze sono in crescita e le prospettive per il prossimo Natale e il mese di gennaio – un periodo non da poco visto che unendo anche novembre su incassi e presenze annuali arriva a pesare attorno al 35% – sono buone, anche per l’uscita di film molto attesi come “Star Wars: Il Risveglio della Forza” e “Quo Vado” con Checco Zalone.

Eppure il morale nel mercato cinematografico italiano appare tutt’altro che alto. Due i motivi. Il primo: c’è un prodotto made in Italy che appare sempre meno capace di attirare spettatori in sala. Secondo motivo: tra gli operatori la tensione è sempre più palpabile su un tema che sta prendendo sempre più piede, e cioè la necessità di far aumentare le uscite di film nei mesi estivi per evitare le troppe uscite a fine anno. «A parte poche eccezioni l’estate è stata un buco nero. È un problema al quale non possiamo più derogare», ha dichiarato Luigi Cuciniello, presidente dell’Anec (esercenti) intervenendo alle “Giornate professionali del cinema” a Sorrento.

Certo, guardando ai numeri lo spirito dovrebbe essere ben diverso. Dall’1 gennaio al 6 dicembre l’incasso complessivo è ammontato a 566,2 milioni di euro (+11,44% annuo). I biglietti venduti sono stati 88,8 milioni (+8,96%). «Senza dubbio si tratta di dati positivi, ma le pellicole italiane sono scese sotto al 20% di quota di mercato. E questo non può che far risuonare più di un campanello di allarme», dice Andrea Stratta, amministratore delegato di Uci Cinemas: 46 sale che diventeranno 47 con la prossima apertura a Bolzano, 466 schermi «e una quota di mercato salita al 20,5% dal 20,1 dello scorso anno».

Il campanello d’allarme di cui parla Stratta di certo stride con un andamento comunque in crescita. Ma dall’altra parte è anche vero che a tirare la carretta sono state pellicole internazionali. Ed è curioso rilevare come ai primi posti nella classifica degli incassi ci siano due film d’animazione: “Inside Out” (con incasso oltre i 25 milioni) e “Minions” (23 milioni). A completare il podio c’è “Cinquanta sfumature di grigio” (attorno ai 20 milioni di incassi). Per arrivare a un film italiano occorre scendere alla settima posizione in classifica con “Si accettano Miracoli” di Alessandro Siani.

Ora ci si prepara all’abbuffata delle prossime uscite. Oltre a Star Wars («per il 16 e 17 dicembre siamo già sold out nelle nostre sale», conferma Stratta di Uci), sono in arrivo “Natale col boss” con Peppino di Capri; “Vacanze ai Caraibi” con Christian De Sica e Massimo Ghini. In sala sono già “Il Professor Cenerentolo” di Leonardo Pieraccioni e “Chiamatemi Francesco: il Papa della Gente”, prodotto dalla Taodue e distribuito da Medusa.

Sul problema delle uscite Giuseppe Corrado, amministratore delegato di The Space Cinema, l’altro grande circuito di sale (370 schermi) che con Uci divide la leadership del mercato, è ancora più tranchant: «Se in primavera non avremo contezza di una programmazione adeguata di uscite, potremmo anche pensare di chiudere nel periodo estivo». Uno stop che «in certe condizioni risulterebbe più conventiente del rimanere aperti. Il problema è noto: nella dinamica fra produttori e distributori si decide di far uscire i film evitando il periodo che appare meno congeniale, vale a dire quello estivo. Ma così facendo si crea un affollamento che penalizza tutti». Tema urgente per Corrado insomma, che unitamente alle buone prospettive per fine anno segnala però «un novembre che è stato fra i peggiori degli ultimi anni. Alcuni film non hanno performato come era nelle attese. E il cinema italiano appare onestamente a corto di idee».

I problemi sembrano apparire ancora più esasperati per le monosale. «Le presenze crescono nei multiplex, ma non da noi», dice Antonio Sancassani, delegato per il piccolo esercizio di Anec. «La mancanza di una giusta programmazione, dovuta anche e soprattutto all’assenza di uscite nel periodo estivo, ci porta anche ad avvicendare pellicole che potrebbero avere ancora buoni risultati al box office. E questi sono problemi che realtà come le nostre non possono permettersi».

L’indice, insomma, cade spesso e volentieri sulla distribuzione. E questo sia da parte dai piccoli sia dai grandi esercenti. «Per quanto ci riguarda – dice Nicola Maccanico, dg di Warner Bros che guida con il presidente e ad Barbara Salabè – siamo un soggetto che programma uscite per 12 mesi all’anno. Per superare il problema della stagionalità occorre però lavorare tutti insieme, senza scaricarsi addosso le responsabilità. Troppo spesso anche l’esercizio ha sottovalutato la centralità del prodotto preferendo accordi vantaggiosi con la distribuzione. Sulla stagionalità sono d’accordo con gli esercenti. Ma sul tema delle programmazioni troppo compresse mi sento di richiamare gli esercenti a un ruolo più attivo».

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