MODENA
Effetto sanzioni in Russia. Rallentamento della crescita economica in Cina. Brusca frenata in Indonesia dopo un anno da record. Il packaging italiano arretra in alcuni mercati chiave. Le percentuali pesano (una perdita che sfiora il 41% in Russia, che supera il 25% in Cina e che arriva a toccare quasi il 63% in Indonesia) e lasciano il segno, ma alcuni Paesi europei da sempre capaci di sfornare grandi numeri (Spagna, Regno Unito, Turchia), l’Arabia Saudita e gli Usa, che restano il primo sbocco commerciale, con una quota sul totale delle esportazioni del 10%, ridimensionano la flessione, che si ferma al 2,7 per cento.
È una diminuzione che per il fatturato totale si traduce nell’1,9%. Dopo un 2014 da primato storico per ricavi complessivi il sistema delle macchine per il confezionamento e l’imballaggio (più di 27mila addetti, oltre 600 imprese e grandi gruppi, concentrati soprattutto in Emilia) frena, ma senza grandi scossoni, confermandosi uno dei settori trainanti del made in Italy, con 6,1 miliardi di fatturato. Risultati che sono anche il frutto della ripresa del mercato domestico spinto dalla legge Sabatini bis per il sostegno agli investimenti delle imprese, con le agevolazioni per l’acquisto di macchinari (una crescita dell’1,4% che porta il volume d’affari interno a sfiorare gli 1,2 miliardi).
«Se verranno confermati provvedimenti come il super ammortamento previsto dalla legge di Stabilità – dice Giuseppe Lesce, presidente di Ucina, associazione di categoria del packaging –, la ricrescita della domanda in Italia dovrebbe consolidarsi». La grande forza delle imprese si riconferma oltreconfine, con valori che raggiungono quasi i 5 miliardi, il beverage e poi il farmaceutico sempre in prima fila. Situazioni congiunturali di alcuni mercati e tensioni geopolitiche internazionali le inducono a una moderata cautela – dopo il boom dello scorso anno – per quanto riguarda le previsioni: il 2016 dovrebbe riconfermare gli attuali numeri, senza grandi espansioni.
Sulle prospettive future pesano alcune incognite, come quella rappresentata dal Brasile, un gigante che è ancora tra i primi dieci sbocchi commerciali per il packaging made in Italy, ma dove si registra una perdita di quasi il 10%: «La crescita economica si è bruscamente interrotta e all’orizzonte non si vedono segnali di una possibile ripresa», dice Lesce. Quanto alla Cina, che resta il terzo mercato dopo Usa e Francia, «è un punto interrogativo – prosegue Lesce – che da tempo ci ha abituati ad alti e bassi per la sommatoria di vari fattori». Tra questi c’è, in primo piano, la flessione della domanda di macchine destinate all’industria del tabacco. Anche sull’Indonesia, dopo un grande exploit, restano dubbi su una possibile ripartenza. Nonostante ciò tutta l’area del Sud Est asiatico si conferma in fermento. Mentre si aprono nuove frontiere in Africa, dove si stanno indirizzando le imprese. «Un grande mercato con grandi potenzialità di crescita, soprattutto per quanto riguarda il beverage», conferma Lesce.
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