Economia

Si incaglia il negoziato Ue-Giappone

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Regole e incentivi

Si incaglia il negoziato Ue-Giappone

  • –Stefano Carrer

tokyo

Una “deadline” mancata e una perdurante incertezza sulla possibilità di concludere nei prossimi mesi. L’accordo su una Economic Partnership di liberalizzazione tra Unione europea e Giappone avrebbe dovuto essere concluso sui punti-chiave entro la fine del 2015, secondo le dichiarazioni di Jean-Claude Juncker (Commissione), Donald Tusk (Consiglio) e Shinzo Abe (premier) rilasciate nel corso del vertice bilaterale della fine del maggio scorso. Non è stato possibile. Così il fronte asiatico per Bruxelles si chiude a dicembre con una nuova intesa (finalizzata con il Vietnam), un passo avanti (apertura dei negoziati con le Filippine) e uno stallo: l’ultima tornata di trattative a Tokyo si è esaurita senza nemmeno un comunicato, rinviando tutto a un nuovo round, il 15°, che si terrà a febbraio a Bruxelles.

È stato dopo il suo ritorno a Bruxelles che il capo-negoziatore europeo, Mauro Petriccione, ha espresso un certo disappunto misto a impazienza per la riluttanza nipponica a fare le attese concessioni sui punti controversi del negoziato, al fine di rilanciare un interscambio da oltre 100 miliardi di euro nelle merci e oltre 40 miliardi nei servizi. La Ue chiede forti tagli in tempi brevi ai dazi sui prodotti agroalimentari e sul vino, impegni precisi sulla rimozione delle barriere non tariffarie (per esempio nel settore automobilistico), e una maggiore facilità di accesso agli appalti pubblici e al comparto dei servizi. A Tokyo sta a cuore soprattutto l’eliminazione dei dazi sull’import di auto e componentistica e sui prodotti elettronici (sui quali è in svantaggio rispetto ai produttori sudcoreani, che godono già dei vantaggi dell’Fta con la Ue). Petriccione è stato più esplicito del consueto: la Ue è disposta ad accettare esenzioni per settori cosiddetti “sensibili” per i giapponesi (come riso e carni), ma non può accettare l’impostazione secondo cui ogni variazione dello status quo rappresenta un pericolo per il settore agricolo nipponico di cui tenere conto. «Cosa c’è di “sensibile” su cioccolato o spaghetti?», ha detto, sottolineando che il raggiungimento di un accordo nel 2016 è «più che possibile».

Se però i colloqui dovessero protrarsi ulteriormente, ha avvertito, potrebbero rafforzarsi le correnti di scetticismo su un Free Trade Agreement bilaterale, che erano molto forti prima dell’avvio dei negoziati nel marzo 2013.

Chi pensava che il negoziato Ue-Giappone fosse destinato a subire un’accelerazione dopo la conclusione dell’accordo TPP (Trans-Pacific Partnership) tra 12 Paesi - tra cui Giappone e Usa - è rimasto deluso: la Ue resta del parere che è essenziale raggiungere una intesa «ambiziosa», su alcuni aspetti anche più ambiziosa della Tpp. Del resto, l’Fta con la Corea ha dimostrato che Bruxelles può iniziare dopo e concludere o far entrare in vigore gli accordi prima degli Usa (e la Tpp è ancora in fieri, sia su alcuni aspetti negoziali sia sul fronte delle ratifiche).

«I più preoccupati del ritardo sono i nostri esportatori di prodotti agroalimentari – afferma il direttore dell’Ice di Tokyo, Aristide Martellini - i tagli tariffari in arrivo per i produttori dei Paesi Tpp si assommerebbero a quelli di cui godono già alcuni Paesi con cui il Giappone ha stipulato Fta, da ultimo l’Australia. Sul piano competitivo, i produttori europei rischiano penalizzazioni davvero pesanti».

Nel complesso, l’export italiano sta tenendo le posizioni. A parte il forte calo del settore dei prodotti farmaceutici, nei primi nove mesi di quest’anno molte voci appaiono in crescita: i primi due settori (pelle/cuoio e apparecchi meccanici) registrano un aumento, rispettivamente, del 3,9% e del 4,9 per cento. Punte di +42% per autoveicoli e componentistica, mentre le macchine elettriche salgono del 32%, gli oli del 19%, i cosmetici del 13,6%, le carni (nonostante i divieti per quelle vaccine) del 17,4 per cento. Alcuni Paesi concorrenti, però, a partire dalla Spagna, crescono più velocemente. «In Giappone si sta ampliando il divario tra i prodotti di alta gamma e quelli a basso prezzo: a risentirne maggiormente è il mercato dei prodotti di prezzo a fascia media», osserva Thierry Cohen di Jet Trading, uno dei principali importatori. L’incognita maggiore, conferma, è quella del progressivo ampliamento degli svantaggi tariffari, cui solo una rapida conclusione dell’Epa Ue-Giappone potrebbe porre rimedio. Tuttavia, continua Cohen, il mercato giapponese resta molto interessante, tanto che lui ci sta puntando anche in nuove direzioni. Una di queste è quella dei prodotti biologici di qualità: Cohen ha lanciato l’anno scorso la linea Solleone Bio. La «qualità bio senza compromessi», dice, ha tutte le potenzialità per affermarsi anche nel mercato nipponico che solo da poco ha cominciato ad apprezzare questi prodotti.

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