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Il welfare alza il salario di 500 euro

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Il welfare alza il salario di 500 euro

  • –Serena Uccello

MILANO

L’ammontare varia a seconda del profilo, del lavoratore, e dei servizi erogati, euro più euro meno attorno ai cinquecento euro medi annui. È il risparmio netto che arriva nelle tasche di un dipendente se l’azienda adotta un piano di welfare aziendale. Dai voucher per pagare l’asilo nido alle convenzioni per la spesa sanitaria, le opportunità sono in crescita.

Numeri alla mano, Welfare Company (società specializzata nell’allestimento e nella gestione dei servizi di supporto per il Welfare Pubblico, il Welfare Aziendale e il Welfare Territoriale) ha stimato attraverso una simulazione una cifra e ha monitorato gli strumenti più diffusi, in testa i buoni pasto che grazie alla quota esentasse, spiegano, «costituisce un vantaggio per il dipendente rispetto all’indennità mensa»: il buono pasto da solo vale 350 euro l’anno che sale a 462 se si tratta di un buono pasto elettronico. Mentre il buono regalo o carburante, essendo un fringe benefit che non concorre a formare reddito, si traduce in un risparmio di 258 euro. Solo per citare i benefit più diffusi.

E se finora, secondo una recente ricerca che Asam (Associazione per gli Studi Aziendali e Manageriali dell’Università Cattolica di Milano) ha realizzato per la sesta edizione del Premio Assiteca (si veda Il Sole 24 Ore del 14 dicembre 2015) un’azienda su due - il 52%- ha un atteggiamento positivo nei confronti di questo strumento, c’è da ipotizzare che questa percentuale è destinata a crescere velocemente dopo che la legge di Stabilità ha previsto la completa esenzione fiscale per le prestazioni «riconosciute dal datore volontariamente» o per quelle rese «in conformità di contratti, accordi o regolamenti aziendali».

Questo vuol dire che ad esempio i voucher per l’asilo dal 2016 oltre ad essere esentasse nel caso in cui sono previsti dai piani welfare erogati dal singolo datore di lavoro volontariamente, lo saranno anche se stabiliti dai contratti integrativi (si veda Il Sole 24 ore del 21 dicembre 2015).

Insomma uno scatto in avanti dopo anni sonnolenti, anche perché si discute di uno strumento che potrebbe coinvolgere circa 620mila lavoratori.

Un vantaggio, ma anche un business. Tanto che è nata una vera e propria piattaforma, MyWelfare, per la gestione dei flexible benefits che permette ad ogni lavoratore di gestire il suo piano di welfare personalizzato, all’interno del quale può decidere quali sono le sue priorità.

E così, attraverso una simulazione, si può calcolare che un dipendente con un figlio appena nato grazie a uno sconto del 10% su pannolini e latte (secondo i dati di Federconsumatori la spesa media nel primo caso è di 870 euro e di 2.600 euro nel secondo) può risparmiare 347 euro, ma anche grazie a una convenzione che gli permetta di tagliare sulle spese dentistiche, e sul tagliando auto, si può risparmire fino a 501 euro.

Mentre per un dipendente che ha esigenze diverse, che cioè non ha figli, il risparmio può essere spalmato ed articolato attraverso misure che riguardano il servizio di pulizie della casa, la tintoria, addirittura uno sconto per l’affitto dell’auto per il fine settimana come uno sconto per una notte a Roma per due adulti. In questo caso il risparmio può raggiungere i 581 euro.

Se invece, terzo profilo, il dipendente ha un figlio quindicenne, e il fabbisogno è più legato alla formazione, al tempo libero, alla cura della casa, allora tra sconti per i musei e servizio di pulizie, il risparmio può toccare i 309 euro.

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