Imola (Bologna) – In attesa del bando per la dismissione del gruppo, i commissari straordinari di Mercatone Uno ottengono dal Mise il via libera al piano di rilancio. Entro sei mesi la superficie di vendita dei negozi del gruppo supererà gli oltre 300mila metri quadrati. Previsto il raggiungimento, nel 2016, di un fatturato di 500 milioni.
Per i commissari nominati in seguito all’applicazione della legge Marzano ( Stefano Coen, Ermanno Sgaravato e Vincenzo Tassinari) ci sono le condizioni per risollevare definitivamente le sorti del gigante della distribuzione e individuare uno o più investitori capaci di far brillare nuovamente un'azienda che fino a un anno fa era a un passo dal fallimento.
Il bando pubblicato lo scorso giugno per la raccolta di manifestazioni di interesse ha infatti confermato la forte attenzione di gruppi italiani e stranieri pronti a prendere le redini del colosso emiliano. Graduale ritorno alla normalità anche per i circa 3.700 dipendenti a livello nazionale, dopo una lunga fase di cassa integrazione straordinaria a zero ore, ammortizzatore che è stato fatto scattare, in accordo con i sindacati, per tutti gli addetti dei negozi dei quali era stata disposta la cessazione temporanea dell'attività.
Entro sei mesi sono previste nuove riaperture, tra Beinasco, in provincia di Torino, Sambuceto (Chieti), Misterbianco (Catania) e Arzano (Napoli). Saliranno così a 60, entro breve, i punti vendita in piena attività su un totale di 78. La cessione in continuità del gruppo, per anni leader in Italia nella settore della vendita di mobili, dovrà avvenire entro un anno, tramite gara europea. Ad aggiudicarsi Mercatone Uno sarà il gruppo disponibile a mettere sul piatto un piano industriale, sostenuto da investimenti adeguati, capace di garantire non solo la piena ripresa delle attività ma anche la salvaguardia dei livelli occupazionali. La profonda crisi aveva portato il big di Imola al concordato preventivo per un accordo con un totale di 3mila creditori. Stremato dal crollo del mercato interno, Mercatone aveva visto erodere progressivamente i ricavi – portandoli a poco più di mezzo miliardo - mentre l'indebitamento aveva superato la soglia dei 400 milioni. Una situazione insostenibile che ha fatto scattare il ricorso all'amministrazione straordinaria.
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