Economia

Tassi sottozero con la Sabatini-bis

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Tassi sottozero con la Sabatini-bis

  • –Luca Orlando

Milano

L’assegno arriva il 23 dicembre e per l’azienda è un discreto regalo di Natale. Perché l’ammontare rimborsato alla Ludovico Martelli è addirittura superiore agli interessi pagati per l’investimento. Potere del crollo dell’Euribor e della conseguente caduta dei tassi bancari, che genera per i meccanismi di incentivazione sui beni strumentali previsti dalla Sabatini-bis una rivoluzione copernicana. In termini assoluti, per la verità, non cambia nulla, si tratta sempre di un contributo pari al 2,75% del finanziamento chiesto. Ma in termini psicologici la differenza è enorme: perché un conto è investire puntando a ridurre in parte la spesa per interessi, ben altra cosa è compiere questa scelta azzerando del tutto il costo allo sportello e ottenendo anzi un tasso positivo. È il caso dell’azienda fiorentina di beni di largo consumo (Proraso e Marvis, 46 milioni di ricavi, in crescita dell’11,1%), che ha investito 615mila euro per un nuovo macchinario di confezionamento concordando con la società di leasing un tasso del 2,5%. Il piano d’ammortamento in cinque anni prevede un esborso per interessi stimato in 26mila euro mentre il contributo in arrivo dal Mise (con prima rata già incassata) è stimato in 47.461,80 euro. «In realtà - ci spiega l’ad Giovanni Galeotti - questo impianto l’avremmo acquistato comunque, anche in assenza di incentivazione. Diciamo che così lo abbiamo comprato con il sorriso e con qualche accessorio in più, investendo più di quanto si era preventivato. Trovo che le politiche fatte per chi investe siano sempre efficaci, in genere questi soldi vengono utilizzati dalle aziende sane e meritevoli. Premiare invece solo l’investimento incrementale, come si è fatto in passato, non ha molto senso e anzi è forse penalizzante: chi investe, lo fa sempre». Per comprendere i motivi del “sorpasso” occorre guardare a Francoforte, alla Bce, responsabile della discesa dei tassi in tutta Europa. Al momento del varo della normativa, inserita a giugno 2013 nel decreto del Fare, i tassi medi per i nuovi finanziamenti alle imprese in Italia erano pari al 3,35%, quelli a cinque anni oscillavano tra il 4 e il 5,4%, a seconda della taglia del prestito. In quel momento, dunque, il contributo statale copriva solo un parte dell’esborso per interessi mentre ora l’asticella da superare è decisamente più bassa: da metà 2013 ad oggi il costo medio di un prestito è sceso di 148 punti base, di circa 200 per i finanziamenti a cinque anni. «Devo essere sincera - ci spiega Paola Elli, imprenditrice lombarda della meccanica - il nostro rating è ottimo, con le banche non ci sono problemi. Il finanziamento che abbiamo ottenuto è a un tasso del 2,25% e inizialmente pensavo che grazie alla Sabatini-bis fosse a costo zero. Strada facendo abbiamo scoperto che c’era quel qualcosa in più». Il piano di ammortamento del macchinario, una rettificatrice da 219mila euro, prevede in cinque anni interessi per 12.520 euro mentre dal Mise è previsto un contributo di 16.901 euro. «Per noi - aggiunge - è una boccata d’ossigeno, le aziende hanno passato un periodo difficilissimo e questo strumento è davvero ottimo, in assoluto il migliore con cui noi siamo entrati in contatto». Per la cartiera Olona, in provincia di Varese, il discorso è analogo: per acquistare una centrale termica da 375mila euro il tasso definito in banca è pari al 3%, quasi azzerato dai rimborsi Mise dei prossimi cinque anni, un valore cumulato di 22.800 euro. «Sono risorse importanti - spiega l’imprenditrice Silvia Belvise - su cui abbiamo fatto affidamento: senza una forma di sostegno, dopo l’incendio che abbiamo subito lo scorso anno, investire sarebbe stato più difficile». L’azienda ora valuta, con fornitori italiani, un altro investimento da 1,5 milioni di euro per nuovi essiccatoi, e la Sabatini bis pare la candidata “naturale” in termini normativi. «Se non superiamo il plafond - aggiunge - può essere una strada, il meccanismo funziona». Il circolo virtuoso è evidente, con incentivi che rafforzano la competitività delle aziende, facilitando inoltre l’immissione nel ciclo produttivo di impianti su cui l’Italia vanta posizioni di leadership mondiale, costruttori nazionali di beni strumentali che a loro volta alimentano un indotto meccanico rilevante.

Da ogni punto di vista si tratta di soldi pubblici ben spesi.

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