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Ilva, altro cambio di governance

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Industria

Ilva, altro cambio di governance

  • –Matteo Meneghello

Nuovo cambio al vertice della squadra manageriale dell’Ilva in amministrazione straordinaria. La società, guidata dai commissari Piero Gnudi, Enrico Laghi e Corrado Carrubba, ha ufficializzato ieri l’uscita di scena del direttore generale Massimo Rosini ed il suo avvicendamento con Marco Pucci, che nel gruppo ha recentemente ricoperto il ruolo di responsabile del coordinamento delle partecipate e di direttore commerciale (in passato è stato ad di Ast e, ad inizio carriera, responsabile di produzione dell’acciaieria 2 di Ilva). Pucci, dopo Roberto Renon e Rosini, è il terzo manager a prendere in mano le redini operative del gruppo con la gestione Gnudi.

Il passaggio di testimone Rosini-Puccisegna una cesura nella gestione Ilva: Rosini, ex manager Indesit arrivato a Taranto a febbraio dell’anno scorso su indicazione di Andrea Guerra, all’epoca consulente del premier Matteo Renzi, aveva iniziato il suo mandato, secondo quanto si leggeva in una nota di Ilva, «nell’ottica del processo di consolidamento, stabilizzazione e turnaround di Ilva spa». Tre obiettivi che sembrano superati di fatto, dopo la decisione della terna commissariale di metterla sul mercato, procedendo alla pubblicazione di un bando per raccogliere le manifestazioni di interesse relative agli asset del gruppo. Per non lasciare spazio a dubbi Ilva ha precisato ieri che Rosini e l’azienda hanno risolto il rapporto di lavoro consensualmente, «essendo mutate le condizioni per le quali era stato chiamato un anno fa alla guida della società»; Pucci a sua volta assume l’incarico «all’avvio dell’esecuzione del programma di trasferimento dei complessi aziendali dell’Ilva».

Il cambio al vertice rischia di coincidere con l’apertura di una procedura d’infrazione dell’Unione europea nei confronti del gruppo commissariato, per l’utilizzo di aiuti di stato. Oggi il commissario europeo alla concorrenza, Margrethe Vestager, dovrebbe illustrare – in occasione della riunione della commissione a margine della sessione plenaria dell’Europarlamento – i motivi alla base dell’iniziativa nel quadro della disciplina Ue che vieta gli aiuti di Stato alla siderurgia (per lo stesso motivo è attesa anche una decisione relativa all’attività della Duferco in Vallonia).

Il commissario ha spiegato nei giorni scorsi che per Ilva «ci sono due questioni: quella del risanamento ambientale e quella degli aiuti di Stato, che non si possono dare in un settore in sovraproduzione come’è quello dell’acciaio». Fonti della commissione hanno spiegato in questi giorni che gli aiuti all’Ilva di Taranto possono essere accettabili «solo se servono a mettersi in regola riguardo alle norme sulla protezione dell’ambiente, e non se sono invece utilizzati per un upgrade degli impianti». Una precisazione che lascia intendere la necessità di allineare ogni eventuale decisione alla giurisprudenza su questa materia, solitamente non «ostile», come dimostra anche un dossier raccolto da Federacciai, relativo alle decisioni della commissione europea negli ultimi dieci anni.

Sotto le lente di Bruxelles ci sono sia i 300 milioni di prestito dell’ultimo decreto legge, sia i 400 legati alla legge 20 dello scorso marzo. Nel mirino, inoltre, gli 800 milioni di prestito garantito dallo Stato, previsti dalla legge di Stabilità. L’avvio dell’inchiesta e la pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale Ue delle contestazioni mosse al governo consentirà alle parti interessate di presentare a Bruxelles le rispettive osservazioni.

Al termine della valutazione di quest’ultime, l’Ue dovrà decidere se ed eventualmente in quale misura gli aiuti ricevuti da Ilva sono compatibili con le norme che regolano il funzionamento del mercato unico europeo.

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