Economia

«Cisco investirà 100 milioni in Italia»

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INTERVISTA A CHUCK ROBBINS Ad CISCO

«Cisco investirà 100 milioni in Italia»

ROMA - Con un impegno di 100 milioni di dollari nei prossimi tre anni Cisco stringe un patto con il governo per la digitalizzazione del Paese. Il Ceo della multinazionale americana, Chuck Robbins, ha incontrato ieri a Palazzo Chigi il premier Matteo Renzi per annunciare i nuovi investimenti in Italia e in questa intervista concessa al Sole 24 Ore ne illustra la strategia.

In quali settori investirete?
Possiamo distinguere tre categorie di intervento. Attraverso Invitalia Ventures apporteremo capitali di rischio per far crescere l’ecosistema delle startup, come già stiamo facendo per Regno Unito e Francia. Per lo sviluppo delle competenze digitali, sulla base di un accordo con il ministero dell’Istruzione, aumenteremo sia il numero degli studenti del programma Cisco Network Academy sia la platea delle scuole. Contemporaneamente porteremo avanti iniziative legate alla Ricerca e sviluppo, che in Italia ci vede già impegnati nei laboratori Photonics di Vimercate.

Porterete in Europa la lezione delle startup della Silicon Valley?
I contesti sono diversi, ma in Europa negli ultimi due anni stanno accadendo cose interessanti. Le nuove generazioni stanno trasmettendo nuova energia e stanno nascendo community vivaci, come le 5mila startup avviate nel vostro Paese. Eppure manca ancora qualcosa: in Italia il capitale di rischio viaggia intorno ai 150 milioni contro i miliardi di altri grandi Paesi ed è carente il «go to market», come far sì che la tecnologia venga effettivamente portata sul mercato. Noi possiamo entrare in gioco sia contribuendo con capitali, e Invitalia è solo il primo passo, sia mettendo a disposizione delle idee innovative una rete di centinaia di migliaia di partner che abbiamo nei settori del manifatturiero e dell’agroalimentare.

Sulla digitalizzazione della Pa e dell’industria l’Italia parte in ritardo. Quali consigli ha dato a Renzi?
Devo dire che lo staff del vostro premier ha già una visione olistica della tecnologia. Del resto le tecnologie abilitanti la digitalizzazione di un Paese - big data e analytics, cloud, Internet of things, robotica avanzata - devono avanzare contemporaneamente per ottenere il massimo dei benefici e mi sembra che il programma del governo vada in questa direzione. Il passaggio successivo è non perdere il treno delle competenze.

Che cosa serve al mercato?
Sono in partenza per Davos, dove l’argomento principale sarà la cosiddetta Quarta rivoluzione industriale dettata dalla digitalizzazione. E in quest’ottica si parlerà anche dell’educazione dei giovani, che dobbiamo istruire perché lascino la scuola con le competenze necessarie e coerenti con le nuove tecnologie. Cisco, in particolare, è già in campo con programmi educativi in tutto il mondo per 1 milione di studenti all’anno e ci siamo impegnati per incrementare questo numero di un ulteriore milione nei prossimi 2-3 anni.

Con il governo collaborerete anche sulla cybersecurity?
Ne abbiamo parlato con Renzi questa mattina, è un tema cruciale per ogni Paese. Nel programma Cisco Network Academy inseriremo moduli specifici, così come per Industry 4.0. Abbiamo poi accennato alla possibilità di una collaborazione più stretta in una seconda fase.

Industry 4.0 rischia di cancellare posti di lavoro tradizionali?
La tecnologia crea una transizione nei requisiti professionali e noi dobbiamo agire proattivamente per non subirla ma per trarne vantaggio. In questo modo si eviterà l’eliminazione dei ruoli tradizionali. I lavoratori che sono già all’interno dell’industria possono essere riqualificati e preservati adattando i loro compiti alle implicazioni di processi e produzioni integrate con la rete.

Intravede un’applicazione vincente per la manifattura digitale?
Se facciamo un paragone con l’esplosione di internet, quando negli anni 90 la “killer application” era l’e-commerce, oggi vedo piuttosto il filone della manutenzione predittiva. Collegando i robot a internet ottimizzi il ciclo produttivo, basti pensare che ogni minuto di malfunzionamento vale la perdita di 18mila dollari.

Big data, Internet of things metteranno in rete miliardi di dati. La privacy è in pericolo?
È una questione dibattuta in tutto il mondo. I dati sono un bene di grande valore, da trattare come altri beni come la valuta. Abbiamo un’unione monetaria globale che malgrado le sue mancanze ha creato un sistema di fiducia basato su un mix di tecnologie e regolamenti e penso che lo stesso schema si potrà applicare ai dati. Anche di questo tratteremo a Davos.

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