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Ilva, Ue conferma indagine su sospetti aiuti di Stato ma non blocca…

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Ilva, Ue conferma indagine su sospetti aiuti di Stato ma non blocca risanamento

La Commissione Europea conferma oggi la decisione assunta ieri di avviare «un’indagine approfondita» sull’Ilva ma non ferma il risanamento ambientale del siderurgico di Taranto. In particolare, Bruxelles sospetta che le diverse misure finanziarie varate nell’ultimo anno da governo e parlamento per l’industria dell’acciaio possano essere considerate aiuti di Stato e quindi violare le regole dell’Unione, per cui con l’inchiesta vuole «stabilire se il sostegno dato dallo Stato italiano all’Ilva rispetti le norme sugli aiuti di Stato».

Nell’indagine la Commissione «vaglierà in particolare se l’accesso agevolato al finanziamento accordato all’Ilva per ammodernare lo stabilimento di Taranto le dia un vantaggio sui concorrenti». Tuttavia, «data l’urgenza di decontaminare il sito, la Commissione prevede anche garanzie che consentono all’Italia di attuare subito il risanamento ambientale».
Il commissario alla Concorrenza, Margrethe Vestager, lascia la porta aperta al dialogo e al chiarimento con l’Italia, considerato che l’Ilva è uno dei dossier che in questi giorni infiammano il rapporto tra Roma e Bruxelles. «Collaboreremo con l’Italia per superare le nostre attuali preoccupazioni», dice Vestager. «La Commissione – aggiunge – valuterà se le misure italiane di sostegno rispettino le norme europee sugli aiuti di Stato». Vestager inoltre ricorda quanto già scritto a dicembre al sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, quando paventò la possibilità di un accertamento più specifico della Commissione sui sostegni italiani all’Ilva, e cioè che «in tutta la Ue l’industria siderurgica deve fare i conti con la sovraccapacità a livello mondiale e con la forza delle importazioni. Sfide alle quali
– rileva il commissario – occorre rispondere migliorando la competitività mondiale del settore nel lungo periodo». Per Vestager, «la migliore garanzia di un futuro sostenibile per la produzione siderurgica nel Tarantino è la cessione delle attività dell’Ilva a un acquirente che le metta in conformità con le norme ambientali e le sfrutti a scopi produttivi. La decisione odierna chiarisce inoltre all’Italia che può sostenere il risanamento della grave situazione ambientale nel sito di Taranto purchè la spesa sostenuta sia poi rimborsata dall’inquinatore».
Sui due ultimi punti, il governo ha già fatto presente alla Ue che per l’Ilva, in amministrazione straordinaria da gennaio 2015, la strada è ormai tracciata. Con un avviso internazionale si stanno infatti raccogliendo le manifestazioni di interesse e a fine giugno sia l’Ilva che altre sette società controllate, anch’esse in amministrazione straordinaria, saranno cedute ai privati perché lo stabilisce il decreto legge già approvato dalla Camera e ora al Senato per l’ultimo passaggio. E d’altra parte a dicembre, nella lettera a Gozi, la stessa Vestager aveva dichiarato di apprezzare quanto previsto nel decreto.
Circa la responsabilità di chi ha inquinato, questa è invece affermata nello stesso provvedimento all’esame del Parlamento. Come ha spiegato uno dei due relatori del decreto alla Camera, il deputato Pd, Fritz Massa, «assegnando alla gestione commissariale 800 milioni per il risanamento, di cui 600 quest’anno e 200 il prossimo, non abbiamo fatto nessun regalo al privato perché queste risorse sono solo un’anticipazione che poi dovrà restituire chi, al termine del processo penale in corso, risulterà responsabile dei danni ambientali provocati dall’inquinamento dell’Ilva». Una soluzione, quella inserita del decreto, che si è resa necessaria dopo che i giudici del Tribunale di Bellinzona hanno bloccato a novembre il rientro dalla Svizzera all’Italia del miliardo e 200 milioni sequestrato dalla Procura di Milano ai fratelli Adriano ed Emilio Riva – quest’ultimo scomparso nell’aprile 2014 –. Secondo precedenti leggi, infatti, queste risorse avrebbero dovuto finanziare la bonifica del sito di Taranto

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