Economia

Taranto in allarme per i posti di lavoro

  • Abbonati
  • Accedi
Lavoro

Taranto in allarme per i posti di lavoro

  • –Domenico Palmiotti

taranto

Preoccupa meno l'inchiesta sull'Ilva aperta dalla Commissione europea e decisamente di più la particolare situazione che vive l'azienda e lo stabilimento di Taranto in particolare. Ecco, in sintesi, la reazione che si coglie nella città dell'acciaio. Qui parlare di Ilva significa parlare di 11mila posti di lavoro diretti, di almeno 3mila nell'indotto e di 150 milioni di crediti, maturati prima dell'amministrazione straordinaria, che imprese e fornitori sperano di veder pagati. Ma sono anche tante altre le ricadute del problema Ilva, dalla continuità del risanamento ambientale all'assetto, in termini di produzione e di posti di lavoro, che il siderurgico avrà nei prossimi mesi.

«Io non sono pessimista sull'indagine di Bruxelles - dice il presidente di Confindustria Taranto, Vincenzo Cesareo -. Penso che alla fine il chiarimento con la Ue ci sarà e si arriverà anche all'accordo. Non sono invece tranquillo per la situazione di Taranto dove vedo un'azienda che sembra aver smarrito il filo, che naviga a vista e che ogni giorno accresce in noi imprenditori un senso di incertezza».

«Non entro nel merito della vicenda che ha portato Marco Pucci a lasciare nel giro di 24 ore l'incarico di direttore generale che i commissari gli avevano dato, ma osservo che questo è sicuramente un ennesimo inciampo - osserva Cesareo -. Un qualcosa di cui certamente non avevamo bisogno in una situazione già molto complicata. Il futuro? Riesce difficile immaginarlo, ma noi quello che continuiamo a chiedere è che l'Ilva torni in mani esperte, affidabili, e che risanamento e lavoro siano assicurati con eguale attenzione».

«Nelle prossime settimane a Taranto esploderà il problema dei contratti di solidarietà - annuncia Antonio Talò, segretario Uilm Taranto -. Andiamo incontro ad una prospettiva pesante perchè a febbraio i lavoratori pecepiranno una “solidarietà” ribassata dal 70 al 60 per cento, mentre a marzo, col rinnovo dell'accordo che l'Ilva ci ha già chiesto di fare per 3.500 unità, coloro che staranno a casa non matureranno più, per quei periodi, le quote di tredicesima, premio di risultato e degli altri istituti contrattuali».

Talò rammenta infatti che l'Ilva ha già detto ai sindacati di non poter integrare nè la quota di «solidarietà» che da quest'anno si perde con le norme del Jobs Act, nè le voci accessorie della retribuzione. Tant'è che mentre i sindacati hanno chiesto alla Regione Puglia di accollarsi il 10 per cento mancante, i parlamentari locali vogliono tentare, con un emendamento al decreto «mille proroghe», di riportare dov'era (70 per cento) la copertura della solidarietà almeno per quest'anno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA