Economia

«Far ripartire gli investimenti»

  • Abbonati
  • Accedi
Industria

«Far ripartire gli investimenti»

  • –Nicoletta Picchio

ROMA

Far ripartire gli investimenti per consentire al sistema industriale italiano di recuperare produttività e competitività. È una necessità, se vogliamo stare sui mercati, dopo l’arretramento degli ultimi dieci anni. E occorre quindi una politica industriale mirata a raggiungere questo obiettivo.

Per le imprese italiane «sono fondamentali politiche di rilancio degli investimenti e per il rinnovo tecnologico delle aziende», ha detto ieri il direttore generale di Confindustria, Marcella Panucci. «Dal governo - ha continuato - sono state adottate alcune misure importanti, come il superammortamento, il credito d’imposta per il Sud, la nuova Sabatini, che sta funzionando bene e ha ancora un’ampia dotazione. Ma si tratta di una terapia d’urto: invece non abbiamo bisogno solo di politiche congiunturali, ma di una vera e propria strategia di politica industriale che punti, fra le altre cose, ad un sostegno stabile e strutturale degli investimenti per chi rinnova gli apparati produttivi, le tecnologie, la digitalizzazione».

Occasione per questa analisi è stata la presentazione, alla Camera dei Deputati, della quinta indagine sul macchinari e sui sistemi di produzione delle nostre imprese realizzata dall’Ucimu (l’organizzazione di Confindustria dei costruttori di macchine utensili, robot e automazione). Il nostro parco macchine è molto più vecchio di dieci anni fa, con un’età media che è cresciuta di oltre due anni: si è arrivati a 12 anni e 8 mesi contro i 10 anni e 5 mesi del 2005 (l’indagine è decennale). «Sono due anni di anzianità che pesano moltissimo, senvono politiche forti», ha continuato il direttore generale di Confindustria. E Luigi Galdabini, presidente di Ucimu, ha usato gli stessi toni: «È l’effetto della crisi, ma non solo. È necessario che gli investimenti riprendano e diventino più cospicui, perché altrimenti saremo meno produttivi dei nostri clienti. Il mondo tecnologico fa passi da gigante e avere mezzi invecchiati e non rinnovati porta ad una perdita di competitività che spiega bene altri dati economici». La proposta di Ucimu è un sistema di incentivi alla sostituzione volontaria dei macchinari obsoleti con nuove tecnolgie, progettate e realizzate secondo le nuove esigenze di produttività, risparmio energetico e rispetto delle norme di sicurezza del lavoro previste dalla Ue.

Ad illustrare la ricerca è stato l’economista Gian Maria Gros-Pietro, in un dibattito cui hanno partecipato Raffaello Vignali, Ncd, Roberto Luongo, Ice, Luca Benamati, Pd, Giorgio Giovagnoli, ministero dello Sviluppo. «L’apparato produttivo - ha detto Gros-Pietro - è drammaticamente invecchiato, e ciò è particolarmente preoccupante in una fase in cui reggono soprattutto le aziende che esportano e competono nel mondo, specie con i paesi emergenti che hanno macchinari nuovi». Gros-Pietro ha sottolineato anche lo scarso livello di integrazione informatica, che è molto costosa e di conseguenza le aziende non sono riuscite a stare al passo. A soffrire di più sono le piccole imprese, è emerso dalla ricerca. Ecco perché serve una politica industriale che «incentivi strumenti di produzione accessibili alle pmi, che determinano la competitività delle grandi imprese», ha aggiunto l’economista, che è anche presidente del Consiglio di gestione di Intesa San Paolo: «Con il cappello del banchiere dico che gli istituti di credito dovrebbero dare una mano, magari anticipando le risorse in attesa che arrivino gli incentivi pubblici».

© RIPRODUZIONE RISERVATA