Economia

Il vino ritrova i consumi italiani

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Industria

Il vino ritrova i consumi italiani

  • –Emanuele Scarci

Il vino italiano chiude un anno record per l’export (nonostante la crisi russa) e apre il 2016 all’insegna dell’ottimismo. I produttori sono ragionevolmente convinti che l’onda lunga della crescita continui anche quest’anno: se poi cadesse l’embargo commerciale alla Russia tutto diventerebbe più semplice. Ma le nostre cantine ora mostrano più fiducia anche sui consumi in Italia: dopo anni di declino, l’anno scorso la domanda è tornata a fare capolino, coinvolgendo non solo il Prosecco ma anche vini di qualità.

Per il 2015 Wine Monitor di Nomisma stima un export di vino in crescita del 6%, al record storico di 5,4 miliardi. Nel complesso i volumi si sono contratti da 20,3 milioni di ettolitri a 20,2. «Gli spumanti, in primis il Prosecco, hanno trainato l’export – osserva Denis Pantini, di Wine Monitor di Nomisma – con un balzo del 10% sia a valore che a volume. Sotto tono invece l’export dei vini fermi imbottigliati che, comunque, rappresentano oltre il 75% del totale. Calano gli sfusi».

La sorpresa del 2015 è stata la Cina: l’import è stimato intorno a 1,8 miliardi di euro, e il balzo del 50% vale a Pechino lo status di quarto mercato mondiale, dopo Stati Uniti, Regno Unito e Germania. L’Italia però in Cina è cresciuta “solo” del 15%, molto meno dei competitor. Al contrario, il mercato più in crisi è la Russia che, dopo il -6% del 2014, è crollato del 30 per cento.

«Il 2015 è stato un anno da incorniciare – osserva Giovanni Geddes da Filicaja, ad del gruppo Marchesi de’ Frescobaldi (86 milioni di fatturato 2014) –. Globalmente le vendite sono cresciute dell’11%, grazie anche al contributo del mercato italiano. Qualche giorno fa ho incontro i nostri agenti e sono stati concordi nel valutare le vendite di Natale le migliori degli ultimi 7 anni. Ormai il mercato sembra polarizzato verso bottiglie di prezzo medio-alto». Per l’anno in corso, il top manager si limita, prudentemente, a dire che «dopo la corsa degli ultimi anni, prevediamo una crescita globale limitata, di un paio di punti».

Sulla stessa lunghezza d’onda Enrico Viglierchio, dg di Castello Banfi (68 milioni i ricavi nel 2014). «Siamo soddisfatti sia delle vendite all’estero che in Italia. Nel nostro Paese cresce la domanda per i vini di buona qualità». E per il 2016? «Le tensioni internazionali non mancano – risponde Viglierchio – e anche le notizie sulle banche italiane non fanno bene ai consumi. Ma se questi nodi vengono sciolti a breve allora non ci saranno problemi».

Anche Giancarlo Moretti Polegato, presidente del gruppo veneto Villa Sandi, segnala il balzo dei ricavi nel 2015: + 19% a 72,5 milioni, «grazie ai 90 Paesi in cui esportiamo e grazie al mercato italiano, addirittura brillante a Natale». Il difficile però inizia adesso: «I recenti aumenti di uve e mosti fino al 50% – spiega Polegato – ci hanno costretti a rivedere i listini del Prosecco. In Nordamerica e nel Regno Unito si ammortizzerà con le valute, ma nell’area euro gli aumenti si sentiranno nel primo trimestre. Vedremo se le vendite terranno. Credo di sì e vedo ancora una crescita per il Prosecco anche se più contenuta del 2015».

Deciso Diego Cusumano, titolare dell’omonima azienda siciliana. «Per quest’anno speriamo che si rimuova l’embargo commerciale alla Russia: si riavvierebbe una crescita più robusta. Questo però non deve distogliere energie da una strategia di crescita di un marchio riconoscibile».

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