Economia

Bolletta elettrica a rischio siccità

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Industria

Bolletta elettrica a rischio siccità

  • –Jacopo Giliberto

Potrebbe essere una conseguenza del cambiamento del clima o, più facilmente, è una variazione del momento come accade di continuo nella meteorologia; ma la siccità di questi mesi lascia a secco non solamente fiumi, laghi e canali irrigui ma anche le centrali idroelettriche.

I chilowattora prodotti dalla corsa dell’acqua sono in frenata brusca da qualche mese.

Poiché i consumi elettrici crescono (complice ancora una volta il clima), per soddisfare la domanda degli italiani devono marciare di più le centrali termoelettriche, e soprattutto quelle alimentate dal metano. Il quale costa, e il quale pesa sulla bolletta dei consumatori. E presto l’aumento di consumi di gas potrebbe farsi sentire sui costi elettrici.

Secondo i dati di Terna, la Spa dell’alta tensione, al 31 dicembre i bacini idroelettrici italiani erano vuoti a metà. Lo stato d’invaso diceva che un mese fa le dighe erano prosciugate con il 50% netto della capacità.

Da ottobre in poi l’acqua nei bacini ha cominciato a scendere in modo velocissimo e sta raggiungendo il minimo dal 1970.

L’andamento di dicembre dice che le centrali idroelettriche all’asciutto hanno dimezzato la produzione del 51,1%, e il vento ha lasciato ferme le pale dell’eolico (-54,4%).

I primi segnali di gennaio confermano che la tendenza non si è interrotta nelle settimane appena passate. Al contrario, si è inseverita. Il secco si è fatto ancora più drammatico e il vento ha lasciato ancora più ferme le eliche bianche sui crinali dei monti.

La parola alla società più rinnovabile del mondo, l’Enel: «L’evidenza per il mese di gennaio è di portate naturali d’acqua in forte riduzione rispetto alla media del periodo. Per l’arco alpino si registra un calo delle portate del 24% rispetto alla media storica del periodo, mentre per gli Appennini un calo del 21%». Le previsioni per il mese di febbraio, avverte l’Enel, sono più ottimiste.

Nel frattempo il caldo nel 2015 ha spinto i consumi del +1,5% (l’anno scorso abbiamo usato 315 miliardi di chilowattora). La produzione di freddo di frigoriferi, condizionatori, banchi refrigerati, ventole di computer e tutti gli altri dispositivi anticaldo è cresciuta, facendo soffrire in estate brevi blackout locali da eccesso di domanda sulle linee e il massimo storico di consumi mai rilevato in Italia.

Se l’anno passato la siccità ha sgombrato il cielo dalle nuvole e ha aiutato il fotovoltaico (+13%), che ora soddisfà il 7,8% del fabbisogno italiano, nel complesso il peso delle fonti rinnovabili è sceso dal 44,9% al 40,5% della produzione nazionale.

Per supplire i nostri consumi sono state rimesse in marcia le centrali che bruciano combustibile (+16,4% in dicembre), le quali ricuperano margini interessanti soprattutto quando la sera il fotovoltaico smette di essere colpito dal sole.

I contadini chiedono più acqua nei fiumi per le colture invernali, e per esempio la Regione Lombardia intende derogare ai vincoli sul “deflusso minimo vitale” e si chiede se imporre alle dighe di aprire il rubinetto e cedere ai fiumi e ai laghi l’acqua che conservano. Le aziende elettriche invece temono questo svuotamento accelerato delle riserve d’acqua.

L’Assorinnovabili contesta le penalizzazioni che il settore continua a subire; Flavio Sarasino della Federidroelettrica osserva che le minicentrali di piccola potenza sono schiacciate da regole insostenibili e tariffe pessime. Per gli ambientalisti un comunicato congiunto di Adusbef, Codici, Italia Solare, Greenpeace, Kyoto Club, Legambiente e Wwf protesta per le politiche contro l’autoconsumo di chi si produce e si usa la sua elettricità nei cosiddetti sistemi efficienti d’utenza.

Non a caso molte aziende italiane del comparto preferiscono investire all’estero. «Il 2015 ha visto il listino che monitora le small-mid cap pure renewables quotate perdere il 31% — osserva l’economista Alessandro Marangoni di Althesys in un’analisi sugli indici Irex — proseguendo il trend negativo del 2014».

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