Milano
Dalla via Emilia al Nasdaq. Storia non comune quella di Bassi, piccola azienda familiare che accettando l’offerta della statunitense Sevcon entra a far parte di un gruppo quotato al listino hi-tech Usa.
Ad unire le forze sono due realtà attive nelle applicazioni elettriche, complementari dal lato dei prodotti: caricabatterie e sistemi di potenza per l’azienda italiana, sistemi di controllo per motori elettrici e converters dal lato della statunitense Sevcon.
«La difficoltà maggiore nell’operazione? Direi quella di trovare il partner giusto - spiega il managing director Andrea Bassi, figlio del fondatore - perché l’idea di dare un’apertura internazionale al gruppo per noi era presente da tempo, ci ha sempre affascinato. Abbiamo avuto diversi contatti e molte offerte ma soltanto con Sevcon l’integrazione ci è sembrata efficace: in termini operativi qui non cambia nulla ma abbiamo trovato un partner che sosterrà gli investimenti».
Le trattative, avviate un anno e mezzo fa e seguite da Klecha & co (advisor dal lato Usa), hanno portato all’ingresso di Bassi nell’orbita di Sevcon, in un’operazione assistita da un finanziamento della filiale newyorkese di Monte dei Paschi di Siena. Operazione da 19 milioni di dollari, per la maggior parte per cassa, che prevede l’ingresso della famiglia Bassi nel capitale di Sevcon con una quota di circa il 12%, seconda maggiore singola quota tra i soci della public company
«Per noi - racconta il ceo di Sevcon Matthew Boyle - investire in Italia è stata una scelta naturale, non c’è stata alcuna difficoltà nel convincere il board e la forza del dollaro in realtà non ha avuto alcun impatto, si tratta di un’operazione strategica. Abbiamo trovato un’ottima azienda con tecnologie d’avanguardia: in questo modo entrambi espandiamo il nostro portafoglio prodotti e ci posizioniamo nel modo migliore per approfittare della forte crescita del mercato».
Il target è quello della mobilità elettrica, settore visto in forte espansione nei prossimi anni, con la possibilità di avere al 2020 un mercato mondiale da 338 miliardi di dollari. Inverter, sistemi di controllo, batterie con relativi caricatori e sistemi di gestione saranno le aree a maggiore sviluppo, segmenti su cui Sevcon e Bassi punteranno per crescere allargando la gamma di prodotti offerti ai rispettivi clienti e sfruttando in modo più completo le opportunità di mercato con particolare enfasi sul mondo dell’auto, comparto dove al momento Bassi non è presente.
«Target specifici non ne mettiamo - spiega Bassi - ma è chiaro che l’obiettivo è lo sviluppo, a partire dall’occupazione, che quest’anno in Italia crescerà per dare impulso all’attività di ricerca, vero motore dell’azienda».
Soprattutto ingegneri, dunque, per irrobustire il reparto progettazione dell’azienda ravennate (a Lugo la sede produttiva), forte di 100 addetti e 15 milioni di euro di ricavi, fondata nel 1974 e concentrata fin dalle origini sulle applicazioni legate all’alimentazione elettrica.
La famiglia Bassi manterrà la gestione operativa della realtà italiana, controllata ora al 100% da Sevcon, 140 addetti, 41 milioni di dollari di ricavi.
«In effetti un posto nel board mi è stato offerto - prosegue Bassi - ma io preferisco concentrarmi qui, nell’attività operativa: in fondo sono un ingegnere».
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