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Dossier Trenta milioni dalla fase due del Piano per il made in Italy

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    Dossier | N. 3 articoliRapporto Fiere

    Trenta milioni dalla fase due del Piano per il made in Italy

    Una fase due da 30 milioni. Il rafforzamento del sistema fieristico, parte del Piano straordinario per il made in Italy, è al giro di boa. A beneficiare della prima tranche di finanziamento, pari a circa 45 milioni, 35 fiere di livello internazionale, di cui nove programmate nei primi mesi del 2016 (Altaroma, Sigep, Simac Tanning Tech, Cibus, Salone del Mobile, Xylexpo, Cosmoprof, Vinitaly e Mido).

    Il budget appostato per il 2016 invece, per un valore di circa 30 milioni, può andare a coprire una fitta rete di eventi (27) previsti quest'anno e nove programmati per il 2017 (Sigep, Expo Riva Schuh, Simac Tanning Tech, Mido, Cosmoprof, Vinitaly, Salone del Mobile, Autopromotec, Tuttofood).

    A fronte dei circa 5 milioni destinati in media ogni anno nei cinque anni precedenti, le risorse stanziate dal Piano per il sistema fieristico hanno rappresentato di sicuro un punto di svolta, anche se non sono ancora disponibili dati consolidati per misurare il ritorno in termini di pubblico e di business.

    L'inserimento delle fiere nel Piano per il made in Italy è stato una scelta di Carlo Calenda, viceministro uscente dello Sviluppo economico per l'internazionalizzazione, nominato proprio nei giorni scorsi rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione europea. Tra pochi giorni potrebbe essere definito il passaggio di consegne con chi subentrerà al ministero, con il compito di dare continuità ai progetti per il made in Italy già in piedi.

    Nell'immediato, il dossier più “caldo” sembra essere quello del tessile-abbigliamento: c'è da completare il tentativo, avviato da Calenda, di arrivare a un accordo tra i vari comparti per un calendario che avvicini le date delle settimane della moda a quelle delle fiere aumentando le sinergie. L'Agenzia Ice sarà ancora il braccio operativo. Per il presidente, Riccardo Monti, «finora il merito principale del programma varato per le fiere è stato avere impostato un disegno ordinato in un sistema storicamente poco compatto e caratterizzato in alcuni casi da concorrenza che tracimava in conflittualità». C'è ancora bisogno di completare l'opera, aggiunge Monti, «ma abbiamo già visto risultati, ad esempio nel settore del food, che vanno nella direzione delle giuste sinergie quando si va all'estero a portare il prodotto made in Italy». Una parte importante delle risorse è stata destinata anche all'«incoming». «Abbiamo lavorato attraverso focus group - dice Monti - per individuare i segmenti di operatori più interessanti da attrarre. Il principio che ci ha guidati non è stata la nazionalità, ma la ricerca di interlocutori con grandi potenzialità che, senza il supporto che abbiamo offerto, non avrebbero puntato sui nostri eventi. Tutto questo senza ragionare su una singola stagione, ma con un'impostazione finalmente pluriennale».

    (C.Fo.)

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