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Investimenti esteri, l’Italia attrae un po’ di più

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

Investimenti esteri, l’Italia attrae un po’ di più

Siamo sempre tra i peggiori, tra i Paesi avanzati. Eppure stiamo migliorando.
Sale da 33,2 a 47,8 punti l’indice sintetico che misura l’attrattività del sistema-Italia, realizzato dal Censis con l’Associazione Italiana delle Banche Estere (Aibe) su un consistente e autorevole panel composto da manager di imprese multinazionali, investitori istituzionali presenti nel nostro Paese, studi legali che supportano le iniziative di investimento e membri qualificati della stampa estera.
Per il 72% del panel l’Italia è diventata più attrattiva rispetto ai sei mesi precedenti la rilevazione e solo il 3% ha percepito invece un peggioramento.

La classifica
Certo, nel confronto con gli altri Paesi più industrializzati, restismo ancora sotto la soglia della sufficienza. Su una scala dell’attrattività per un investitore straniero – che va da un punteggio minimo pari a 1 fino a un massimo pari a 10 – al primo posto si collocano gli Stati Uniti con 8,15, ritenuti dagli investitori il Paese con la maggiore affidabilità nel medio-lungo periodo. Seguono il Regno Unito (7,82) e la Germania (7,77). Cina e Francia sono sopra la sufficienza con un punteggio rispettivamente di 6,85 e 6,51. L’Italia registra un punteggio pari a 5,72, preceduta da India (5,87) e Spagna (5,85). In fondo alla classifica, il Brasile (4,74) e la Russia (4,59).

Ma che cosa ci ha fatto risalire un po’ la china? Secondo l’85% del campione internazionale sono le riforme, come quella del mercato del lavoro e quella del sistema elettorale (che ancora deve vedere la luce), ma che possono favorire l’attrattività dell’Italia per gli investitori esteri. Per il 59% l’Expo ha contribuito all’aumento del grado di appeal del nostro Paese. L’allentamento del rigore in politica economica europea – così come le richieste di “flessibilità” invocate dal premier a Bruxelles – non sono considerati, invece, un fattore rilevante, se non dal 13 per cento degli intervistati. Quasi la metà, però, (il 49%) ha riscontrato nei ritardi nella digitalizzazione del nostro Paese la causa di un impatto negativo sull’attrattività. E comunque, per il 41% dei top managers internazionali, manca una strategia generale per la competitività del sistema-Paese.

Promosso il Jobs Act
Il giudizio sul Jobs Act è positivo per la maggioranza del panel. Il 42% riconosce che la riforma ha introdotto una maggiore flessibilità nel mercato del lavoro e ha consolidato la crescita occupazionale. Per un ulteriore 13% il riordino delle norme sul mercato del lavoro può garantire incrementi occupazionali e, nello stesso tempo, una maggiore stabilità per le imprese e le risorse umane. Solo per il 10,5% all’incremento occupazionale non seguiranno maggiori certezze per i lavoratori.
Mentre la componente “scettica” del panel raggiunge complessivamente il 34%: il 21% ritiene che la riforma favorisce la trasformazione delle forme contrattuali ma non è in grado di incidere sulla disoccupazione strutturale, il 13% teme che con la fine degli sgravi fiscali cesseranno gli effetti positivi iniziali.

Restano le criticità
L’attenzione degli investitori esteri si concentra prevalentemente sul funzionamento della macchina pubblica. Pa e inefficienze preoccupano maggiormente.
Il nostro Paese è in grado di rispondere solo parzialmente al profilo ottimale delineato dal panel. Per il 74% dei rispondenti, i fattori prioritari su cui l’Italia dovrebbe intervenire per attrarre più c apitali esteri sono la normativa e la burocrazia, per il 61,5% il carico fiscale, per il 44% i tempi della giustizia civile.
Le debolezze del sistema-Italia vengono individuate, infatti, nei tempi troppo lunghi della giustizia civile (promossa appena dal 2,6% del panel), nella farraginosità delle procedure normative e burocratiche (ritenute non disincentivanti appena dal 2,6%), quindi nel carico fiscale (conveniente solo per il 5,3%).

Perchè ci scelgono?
Ma l’attrattività dell’Italia è dovuta anche ad alcuni punti forti, di cui spesso ci dimentichiamo. Principalmente, la qualità delle risorse umane (giudicate con un punteggio di 8,11 lungo una scala da 1 a 10), seguono la solidità del sistema bancario (7,24), la stabilità politica (5,97), l’efficacia dell'azione di governo (5,95), la disponibilità di reti e infrastrutture logistiche (5,82), la flessibilità del mercato del lavoro (5,53).
«L’Index 2016 manifesta un miglioramento generale della percezione del nostro Paese nei confronti degli investitori internazionali – ha detto Guido Rosa, Presidente Aibe –. Positiva è anche la percezione del nostro sistema bancario che, nonostante gli attacchi speculativi dei mercati di queste settimane, appare solido e in grado di assolvere le proprie funzioni di sviluppo dell'economia. Conforta anche la considerazione sul grande capitale umano, vera risorsa del Paese. Ma per gli investitori esteri resta difficile misurarsi con il non funzionamento della Pa e coi tempi della giustizia civile. Dobbiamo però ricordare _ ha concluso Rosa – che, per essere efficaci, i cambiamenti strutturali nei settori chiave della pubblica amministrazione richiedono tempi adeguati e soprattutto coerenza di attuazione».

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