Economia

Allevamenti, energia meno cara

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Regole e incentivi

Allevamenti, energia meno cara

  • –Roberto Iotti

verona

La competitività si recupera anche riducendo i costi di produzione. È in questa ottica che, nel giorno inaugurale di Fieragricola a Verona, ministero delle Politiche agricole e Enel firmano un protocollo di collaborazione per l’efficienza energentica.

Da ciò ne deriva il primo accordo quadro tra Enel Energia, Coldiretti e Agrinsieme. Traduzione: grazie a questa intesa scenderà e non di poco la bolletta energetica a carico degli allevamenti di bovini da latte e da carne. Un risparmio - dipende ovviamente dalle dimensioni dell’allevamento - che oscilla tra il 10% e il 16% sul costo della quota energia. Il protocollo di collaborazione è stato firmato dal ministro Maurizio Martina e dal direttore della Country di Enel, Carlo Tamburi.

Con questo accordo, inoltre, Enel avvierà un progetto di efficientamento energetico dedicato agli allevamenti e alle aziende agricole perché «il primo passo per la riduzione dei costi - spiega Tamburi - è proprio l’efficienza». Martina inquadra l’accordo come uno dei molti passi compiuti negli ultimi tre mesi per dare ossigeno al comparto latte, stretto da costi produttivi elevati a fronte di prezzi della materia prima giudicati dagli allevatori non remunerativi.

«Sappiamo - dice il ministro - che il nodo dei costi di produzione rimane uno dei fronti sul quale dobbiamo concentrare gli sforzi per dare futuro a più di 120mila imprese che allevano bovini da latte e da carne. Quello che abbiamo costruito con Enel è un modello innovativo di collaborazione che siamo pronti, come ministero, a replicare anche con altre compagnie del comparto energia. Dopo gli interventi sulla tutela del reddito degli allevatori e il rafforzamento degli strumenti per il credito, mettiamo un altro importante tassello nella strategia di intervento per il settore».

Il tema della competitività del sistema agroindustriale e delle prospettive del made in Italy è stato al centro del forum di Fieragricola. «Aggregazione di filiera, sostenibilità e innovazione sono alla base del modello vincente dell’agroalimentare italiano», spiega Luigi Scordamaglia, presidente di Federalimentare, che aggiunge: «Finalmente il nostro Paese ha messo concretamente al centro dell’economia il settore agroalimentare, puntando in maniera strategica e moderna alla sua affermazione, sia come strumento di rilancio dell’occupazione giovanile del Paese sia come leva di crescita sui mercati internazionali. Dopo la positiva esperienza di Expo stiamo portando con successo il nostro modello, fatto insieme di made in Italy e di made with Italy, in giro per il mondo: in Africa, grande protagonista di questa fiera e presto in Argentina, con il nostro presidente del Consiglio, in Iran, Russia e Kazakistan con il ministro Martina».

A parere del presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, «l’Italia ha sviluppato un modello di agricoltura unico al mondo, basato sulla distintività. Le nostre produzioni si distinguono per legame con il territorio, sostenibilità, tipicità e qualità. Il futuro - dice - non sarà produrre di più, ma migliorare l’accesso al cibo del maggior numero possibile di abitanti della Terra». È su questa linea che si inserisce Paolo De Castro, presidente della commissione Agricoltura al Parlamento europeo: «La qualità dei prodotti agricoli italiani è una condizione necessaria ma non sufficiente. La qualità - dice - bisogna saperla portare in giro dove c’è domanda e dove la possono pagare. Serve una nuova organizzazione per distribuire le catene di prodotti. La crescita dell’export agroalimentare italiano, che nel 2015 ha raggiunto i 36 miliardi, è straordinaria ma non basta. La crescita della Germania è doppia, noi siamo solo sesti come valore dell’export. Ma gli altri Paesi non hanno la nostra qualità. Per questo è necessario rivedere la nostra capacità organizzativa. Dobbiamo essere più offensivi, più presenti. Anche a Bruxelles».

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