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Eni punta a sbloccare il sito di Gela

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Industria

Eni punta a sbloccare il sito di Gela

  • –Nino Amadore

Palermo

Il documento è anche all’attenzione del presidente della Regione siciliana Rosario Crocetta da qualche giorno. Contiene, in una ventina di punti, l’elenco di alcune autorizzazioni per interventi nell’area di Gela che Eni attende da tempo, soprattutto sul fronte delle bonifiche. Non sono tutte, ovviamente. È un promemoria prezioso perché dettaglia interventi programmati nell’ambito del protocollo d’intesa del novembre 2014 che possono dare risposte immediate agli operai dell’indotto della raffineria e non solo che protestano ormai da 15 giorni e che da ieri presidiano anche l’aeroporto di Comiso. Quei punti saranno oggetto di confronto in uno degli incontri che si terrà a Roma nei prossimi giorni: tra le autorizzazioni vi è, per esempio, quella che riguarda la bonifica dell’Isaf (l’impianto, dismesso, di produzione di acido solforico) che vale 50 milioni, un quarto dei 200 milioni appostati nel protocollo d’intesa al capitolo bonifiche.

Un tema, quello delle autorizzazioni, emerso nel corso dell’incontro di ieri tra la commissione Attività produttiva dell’Assemblea regionale siciliana di cui presidente Giuseppe Laccoto, i rappresentanti dell’Eni e il sindaco di Gela Domenico Messinese. Un incontro che Laccoto ha definito «costruttivo: sono emersi elementi importanti – ha detto - appare evidente, ad esempio, che sarà necessario affrontare la fase interlocutoria fra vecchi e nuovi investimenti anche attivando misure di ammortizzazione sociale. Ma quel che più conforta è l’impegno dell’azienda sul progetto della bioraffineria, sia rispetto alle esigenze di tutela ambientale che per quel che riguarda i livelli occupazionali».

I rappresentanti dell’Eni, del resto, sono stati chiari: l’azienda ha investito e vuole continuare a investire a Gela, nel rispetto del protocollo che prevede una spesa di 2,2 miliardi, anche se «dispiace dover constatare che nonostante la volontà di investire ci si ritrovi sempre sul banco degli imputati».

Quello con i deputati siciliani è stato un confronto franco. Luigi Ciarrocchi, responsabile per Eni delle attività legate al protocollo di Gela, ha ribadito quanto già detto in altre occasioni: «Eni ha rispettato pienamente gli impegni presi. Ad oggi ha investito a Gela 200 milioni: una società che pensa di lasciare Gela non investe certamente 200 milioni». E ha spiegato che nel 2015 sono stati 1.062 i lavoratori dell’indotto collocati, a fronte dei 900 previsti nel protocollo del 2014 mentre i cantieri aperti dal novembre di due anni fa a oggi sono stati 53 cantieri nei vari ambiti del risanamento ambientale, la manutenzione e la produzione. Per quanto riguarda la green refinery, Ciarrocchi ha sottolineato che «l’Eni sta portando avanti l’ingegneria di dettaglio, utilizzando altre risorse umane locali» e che questo mese apriranno nuovi cantieri, che impegneranno un centinaio di lavoratori, per lo smontaggio degli impianti anticipando i tempi, legati alle procedure burocratiche (resta da risolvere il problema della Via), assumendosi così «un rischio industriale».

Per quanto riguarda invece il progetto Argo che riguarda lo sviluppo del giacimento a gas, Ciarrocchi ha spiegato sono stati fatti passi avanti «nonostante il ricorso al Tar di 5 comuni e delle associazioni ambientaliste, rigettato a luglio, e nonostante l’ulteriore ricorso al Consiglio di Stato, in attesa dell’udienza». Per il risanamento ambientale sono stati investiti 38 milioni in progetti autorizzati, alcuni già completati e altri in corso. Confermata la nascita a Gela di un centro per la formazione del personale. Via libera anche alla sperimentazione del guayule come alternativa alla gomma naturale: oggi la firma di una lettera d’intenti tra Versalis (Gruppo Eni) ed Ente sviluppo agricolo (Esa). Rassicurazioni anche sui 32 milioni di euro garantiti da Eni come compensazione al territorio di Gela.

Critici i sindacati: «Così come avevamo detto, ed oggi reiteriamo - sostengono i rappresentanti di Cgil, Cisl e Uil - i 200 milioni spesi da Eni nel 2015 non hanno avuto nessun effetto nell’occupazione dell’indotto come non lo hanno avuto nell’impiego locale del diretto che proprio nel 2015 è fortemente dimagrito di 650 unità lavorative».

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