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Saeco studia la mobilità incentivata

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Lavoro

Saeco studia la mobilità incentivata

  • –Ilaria Vesentini

BOLOGNA

Il secondo tour de force serale al ministero dello Sviluppo economico non ha portato ad alcun passo avanti sostanziale nella vertenza Saeco-Philips. I 243 esuberi su 588 dipendenti in organico nello stabilimento di macchine automatiche da caffè di Gaggio Montano restano , anche se si sta cercando di vestirli come mobilità incentivata volontaria. Si riparte domattina con i negoziati, nella speranza di arrivare alla formalizzazione di un accordo di merito in tarda serata, con il ritorno dall’Egitto del ministro Federica Guidi. Le tre ore e mezza di confronto fiume di ieri solo tra i sindacati (Fim e Fiom) e i vertici di Saeco Italia - sotto la sorveglianza del viceministro Teresa Bellanova e del responsabile dell’Unità gestione vertenze del Mise, Giampietro Castano - hanno di fatto riconfermato la volontà di costruire un accordo condiviso.

«Stiamo cercando una soluzione che non smentisca e non confermi il piano industriale di Philips», afferma Castano. In altri termini, un compromesso «che ci consenta di avvicinarci ai reali problemi che pone la multinazionale, ma senza determinare la sconfitta dei sindacati».

Il segretario Fiom Emilia-Romagna, Bruno Papignani, parla di un «ammorbidimento» da parte dell’ad Nicholas Lee «più di forma che di sostanza, perché nel merito è come se in una maratona di 30 chilometri avessimo conquistato un millimetro sull'avversario».

L’assessore alle Attività produttive dell’Emilia-Romagna, Palma Costi (ieri non presente al negoziato ma lo sarà stasera) confida si trovi un punto di incontro su quantità e modalità di uscite incentivate e mobilità volontarie, perché di fatto è questo ora il nodo del contendere. «Abbiamo iniziato il confronto con i vertici Saeco chiedendo una sensibile riduzione degli esuberi - spiega Papignani all’uscita del tavolo ministeriale - ma i 243 tagli sono un numero su cui non c’è apertura. Ora stiamo lavorando per tutelare al massimo sia chi rimarrà in Saeco sia chi, purtroppo, dovrà uscire».

«La casamadre olandese ha dato la garanzia che la loro prospettiva per la fabbrica sull’Appennino bolognese è di lungo periodo - sottolinea Castano - una volta ottenuto l’accordo sugli esuberi e portato a termine l’efficientamento dello stabilimento. Hanno detto esplicitamente che intendono restare a Gaggio Montano per “n” anni, con “n” maggiore di dieci». E l’ad Lee ha preso l’impegno di presentare domani mattina ai sindacati il dettaglio del piano industriale e degli investimenti su Gaggio Montano, che - almeno sulla carta - resta il polo di eccellenza europeo nelle macchine da caffè, mentre il sito di Orastie, in Romania, si concentra sulle linee più economiche.

Rassicurazioni che non convincono i lavoratori di Gaggio Montano, che anche ieri hanno presidiato i cancelli dell’azienda, così come stanno facendo dal 27 novembre scorso, dopo l’annuncio dell’ad Lee del dimezzamento della fabbrica. «Gaggio Montano di fatto lavora dal punto di vista produttivo, commerciale e progettuale per la Saeco Romania . Con l’alto di gamma made in Italy si dà lavoro a 30 persone, non a 300 », commenta Papignani. Castano gli dà ragione: «Anche i rumeni possono fare l’alto di gamma delle macchine da caffè, parliamo di bassa tecnologia e di un costo del lavoro cinque volte più basso. Ma le capacità progettuali e il marchio made in Italy sono valori non facilmente replicabili».

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